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La leggerezza, l'eleganza, i piedi nudi... La regina di Panarea non se n'è andata: Myriam Beltrami resta lì, in quel Raya crocevia di stile e culture

Negli anni sessanta aveva come un film insieme a Paolo Tilche dato vita ad un vero stile panarellese

Era nata il 6 maggio del 1932. Sembra suonare l'infinito di Raf in questo 17 settembre, motivetto che ha accompagnato le magiche notti del Raya di Panarea. Myriam Beltrami, la regina di Panarea, si è spenta oggi. Ma è ancora lì nel suo regno. Danza con i suoi vestiti di seta e disserta con i suoi ospiti di quella volta che venne Jacqueline Kennedy, di quei principi e di quelle principesse degli Emirati che sceglievano Panarea e di quei politici a cui con piglio critico e deciso raccomandava di fare qualcosa per questa isola paradisiaca perché era facile ubriacarsi di bellezza dai lussuosi yatch. Più difficile era costruire. Lo sapeva bene lei. Che negli anni sessanta aveva come un film insieme a Paolo Tilche dato vita ad un vero stile panarellese. L'epica era naturale tra Dattilo, Basiluzzo e Spinazzola. Ma anche l'architettura non doveva essere da meno. E così come magistralmente ha raccontato l'architetto Enzo Ragni nel suo libro che raccoglie lo stile della perla delle Eolie. Irrompe un sogno divenuto realtà: quello di ritrovare e ricostruire quei caratteri puri dell’isola che la rendono ancora oggi un luogo incontaminato, solitario e pittoresco. Il progetto di Paolo Tilche e Myriam Beltrami fu ispirato dalla volontà di dar forma a delle costruzioni naturalistiche memori della tradizione e della storia. Un'architettura naturalistica, quindi, restia a cedere il passo alla modernità. Una ricostruzione che è diventata la Panarea odierna. Dall’albergo "Raya" alle case bianche e azzurre. E che dire dello stile? Il vero marchio distintivo panarellese è diventato nel tempo il bolà. E tutti, respirando a pieni polmoni questa bellezza eterna, hanno indossato l'outfit isolano. L'outfit voluto da Myriam e che comunica leggerezza e eleganza. Da sfoggiare rigorosamente a piedi nudi. Non se ne è andata la regina. Resta nei tanti progetti solidali. Nell'affetto dei suoi dipendenti. Nelle opere dei solidali. E nel multiculturalismo praticato a piene mani anche nella scelta di dare una possibilità a chi veniva da posti poveri e nel "Raya" ha trovato una casa. E non solo un lavoro. E in fondo l'insegnamento più bello: vivere. Vivere pienamente. Per qualcosa.

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