Non si sa se il caso “acqua a Taormina”, che tanto ha appassionato la politica nell’estate della grande sete, può dirsi chiuso. Di certo, però, ad essere chiuso è il bypass dal quale Taormina attingeva l’acqua di Amam, secondo il famigerato accordo siglato nei mesi scorsi tra il Comune ionico, l’azienda che gestisce il servizio idrico a Messina e la Siciliacque Spa. Non arrivano ancora conferme ufficiali dalle parti in causa, ma la notizia è certa: da almeno una ventina di giorni, forse anche più, Taormina non preleva più acqua da bypass “della discordia”. In realtà già nei giorni precedenti la quantità di risorsa idrica “vettoriata” da Amam verso Taormina pare si fosse ridotta sensibilmente, dai 12-14 litri al secondo di media a circa la metà. Una diminuzione graduale e costante che avrebbe indotto le parti – forse anche per chiudere definitivamente un tormentone politico fondato, sostanzialmente, su un falso problema – a sospendere anticipatamente quella “triangolazione”, comunque destinata a concludersi con la fine dell’estate e, quindi, della fase clou della stagione turistica taorminese. Non è escluso che sulla decisione possa aver inciso anche il sopraggiungere dell’opzione, in precedenza non contemplata, del pozzo di contrada Sifone, ovvero il famoso pozzo “ripescato” dal sindaco di Taormina, Cateno De Luca, in territorio di Castelmola, sgorgante acqua ritenuta potabile e attivabile, in caso di necessità, con un’ordinanza sindacale (un po’ come accaduto a Messina con i pozzi di Briga e di Mili).