Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Ciucci: "Consegnata la documentazione, il Ponte laboratorio scientifico per monitorare l'ambiente"

Pietro Ciucci, l’ad della società Stretto di Messina, si dice «soddisfatto» dopo il lavoro degli ultimi cinque mesi verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto e la consegna, avvenuta ieri, della documentazione integrativa richiesta dalla Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dal ministero della Cultura, e le risposte alle osservazioni presentate dal pubblico e dalle associazioni. Un dato: la relazione di sintesi inviata al Mase è di 532 pagine.
«Nei tempi stabiliti - ha commentato ieri in una nota l’ad Ciucci - abbiamo completato le integrazioni e gli approfondimenti richiesti dal Mase e dal Mic, ai quali la Società ha dedicato la massima attenzione utilizzando pienamente i tempi consentiti dalla normativa. Alcuni focus, in particolare, prevedevano indagini di campo, come ulteriori rilievi faunistici, batimetrici e subacquei, che hanno richiesto tempi tecnici incomprimibili per fornire puntuali ed esaurienti risposte. La Società ha investito e investirà molto per l’ambiente e la sostenibilità dell’opera, nella piena consapevolezza della complessità degli ecosistemi dei territori coinvolti. Sono state adottate molte precauzioni e metodologie realizzative che fanno del progetto del Ponte un’opera all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Il Piano di monitoraggio ambientale, ante operam, in corso d’opera e post operam, rappresenta inoltre un fondamentale strumento di controllo che permetterà un monitoraggio costante delle attività, consentendo alla “Stretto di Messina” di verificare in tempo reale l’efficacia delle misure mitigative progettate e messe in atto».
Su questi argomenti nel pomeriggio di ieri lo abbiamo intervistato.

È importante il passaggio di ieri con la consegna delle richieste di integrazione per la Commissione di Via?

«Sì, nei tempi stabiliti abbiamo completato le integrazioni e gli approfondimenti richiesti dal Mase e dal Mic, ai quali la Società ha dedicato la massima attenzione utilizzando pienamente i tempi consentiti dalla normativa».

Ma cinque mesi sono bastati per dare risposte complete alle 239 integrazioni?

«Sì, anche considerando che abbiamo svolto alcune indagini di campo, che hanno richiesto tempi tecnici incomprimibili per fornire puntuali ed esaurienti risposte. Ma è un tempo che abbiamo “guadagnato” in prospettiva, perché molte di queste indagini le avremmo svolte in sede di redazione del progetto esecutivo».

Avete aggiornato oltre 800 elaborati su 10 mila, ci può anticipare qualcosa sull’approvvigionamento idrico dei cantieri, che era una delle richieste di integrazione?

«Sì certo, abbiamo rivisto il bilancio complessivo dei consumi previsti in funzione del tipo e quantità di lavorazione, e quelli relativi alla gestione delle attività di cantiere, e specificato le relative modalità di approvvigionamento in funzione delle lavorazioni e della loro localizzazione».

E cosa è emerso?

«A fronte della stima del fabbisogno idrico, per esempio acque industriali, potabili, dei cantieri operativi e logistici, è stata valutata la disponibilità della risorsa idrica per valutare le possibili fonti di approvvigionamento e l’efficientamento idrico con la massimizzazione del recupero e riutilizzo delle acque di cantiere (industriali, meteoriche e civili). In sostanza abbiamo sviluppato un modello di cantiere sostenibile volto a garantire un efficientamento idrico per assicurare l’autosufficienza idrica del cantiere. È anche prevista la realizzazione di campi pozzi, già programmati dal Piano d’ambito dell’Ati, l’Assemblea territoriale idrica di Messina, sulla fascia ionica. In quest’ultimo scenario, si avrà a disposizione della comunità un significativo surplus di acqua potabile, da immettere nell’acquedotto».

L’aspetto più impegnativo rispetto a questa documentazione che avete depositato?

«Senza dubbio lo svolgimento delle attività nel campo del controllo delle migrazioni, non è che si completano in un giorno, anche sui tipi delle acque, il monitoraggio dei cetacei, insomma tutte indagini sul campo che hanno un po’ dettato anche i tempi, e la proroga fino ad oggi era in larga misura legata proprio allo svolgimento delle attività sul campo. Voglio però aggiungere che abbiamo sviluppato studi e attività che noi programmavamo di fare in fase di progettazione esecutiva, quindi abbiamo anticipato del lavoro in sostanza».

Un altro tema caro alla Commissione di Via è l’impatto dell’opera sulle migrazioni di uccelli...

«Abbiamo aggiornato i dati per l’avifauna migratrice anche tenendo in considerazione eventuali scenari anemometrici e meteorologici estremi come quelli che caratterizzano lo Stretto. Questo approfondimento avvenuto tra marzo e maggio, periodo corrispondente a quello della principale migrazione primaverile, ha comportato l’aggiornamento dei dati sul volume della migrazione sullo Stretto attraverso una nuova campagna di rilevamento mediante radar e osservazione diretta. Durante il periodo di monitoraggio, le quote medie di volo dell’avifauna migratrice, riferite al livello del mare e misurate col radar verticale, sono risultate significativamente più alte rispetto all’altezza del ponte e delle torri. Inoltre è emerso che la linea del Ponte rappresenta una parte del corridoio migratorio».

Un’altra preoccupazione riguarda l’impatto dell’illuminazione del Ponte sui cetacei...

«Sì, al riguardo abbiamo fornito evidenze scientifiche sul fatto che le rilevanti ottimizzazioni sull’impianto di illuminazione attuate consentono di evitare la diffusione della luce sia verso il cielo sia verso la superficie dell’acqua. Abbiamo stimato che la superficie marina sarà illuminata da una quantità di luce esigua e di scarsa intensità, ovviamente attenuandosi con la profondità, per cui il relativo effetto sul comportamento dei cetacei si ritiene nullo».

E l’ombra del ponte durante il giorno?

«Analoghe considerazioni valgono per l’ombreggiamento generato dal Ponte, che risulta fortemente variabile in termini di densità e di configurazione, modificandosi costantemente in funzione delle condizioni metereologiche, nel corso delle stagioni e dell’arco della giornata, come dimostrato dalle simulazioni effettuate. Va detto altresì che non sono comunque presenti nella letteratura scientifica dati oggettivi riferiti a questo tipo di valutazione né sono disponibili dati monitorati in opere simili. Ma con il nostro piano di monitoraggio ambientale ante, corso e post opera costruiremo una importante banca dati colmando tale gap informativo e confermando che il ponte è un grande laboratorio scientifico».

Anche i possibili maremoti sono stati oggetto di approfondimento?

«Sì, abbiamo presentato al riguardo un quadro aggiornato e congruente, approfondendo le condizioni di pericolosità da maremoto dell’area dello Stretto di Messina. È emerso uno scenario sostanzialmente in linea con gli studi svolti in precedenza. Le onde generate dal terremoto del 1908 raggiunsero altezze di oltre 10 metri nella zona meridionale dello Stretto (a sud di Reggio) ma sull’allineamento Ganzirri-Cannitello erano di 2-4 metri e meno di un metro a Ganzirri-Punta Faro. In ogni caso, le strutture vitali del ponte non sono esposte ad alcun rischio, in quanto i cavi, gli ancoraggi e l’impalcato sono “fuori portata” per le onde poiché situati ad altezze di oltre 60 metri sul livello del mare; le torri, dimensionate per le imponenti azioni sismiche e del vento e solidamente fondate nel sottosuolo a grande profondità, non potrebbero in alcun modo essere danneggiate da onde anche molto più alte di quelle in questione. Si può concludere quindi che il rischio di Tsunami non riguarda il ponte».

Un altro tema, il viadotto Pantano è a rischio?

«Il viadotto Pantano è localizzato ad altezza e distanza considerevole rispetto alla linea di costa».

Concretamente cosa succede adesso?

«Con la consegna delle documentazione richiesta, si è conclusa la fase di predisposizione delle integrazioni avviata lo scorso aprile. Ora il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e il ministero della Cultura potranno esprimere il loro parere».

Quindi entro l’anno conferma l’approvazione del Cipess?

«L’esame da parte del Cipess nel mese di dicembre riflette una tempistica molto serrata, ma possibile, ne conseguirebbe l’avvio entro l’anno delle prime opere e della progettazione esecutiva».

Un’ultima cosa, è soddisfatto?

«Noi siamo assolutamente soddisfatti perché riteniamo di aver dato risposte a tutte le domande con un elevatissimo livello di qualità».

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia