L’apprezzamento per la crescita del servizio di trasporto pubblico messinese emerso dai recenti studi nazionale, la possibilità di poter dare ai messinesi un abbonamento a 50 euro puntando a oltre 20mila sottoscrizione, passa dal fatto che il servizio, adesso, può essere reso con qualità ed efficacia. Uno studio recente ha rivelato che uno shuttle numero 1, viaggia in media fra Giampilieri e Torre Faro con 4 minuti di ritardo su 100 minuti di corsa prevista. Ma la quantità e la qualità dei mezzi che ha avvicinato il messinese, abitualmente restio a usarli, perché, in passato, vecchi, anche sporchi e mai puntuali.
La trasformazione del parco mezzi, avviata a cavallo della transizione fra la vecchia azienda speciale e la nuova società per azioni, è vicina al suo punto di zenit.
La flotta entro il 2025 passerà da 150 a 200 mezzi che saranno, fra l’altro tutti ecosostenibili. In particolar modo dai fondi del Pnrr, Messina è riuscita ad avere ben 55 milioni di euro per poter “elettrificare” i suoi bus.
A ottobre sono attesi i primi 24 mezzi prodotti dalla Karsan in Turchia. Tutti elettrici e che avranno un peso importantissimo perché rappresentano il raggiungimento dell’obiettivo intermedio del cronoprogramma del piano nazionale di ripresa e resilienza che, a sua volta, sblocca tutto il resto del finanziamento.
I primi 24 bus saranno tutti abbastanza piccoli, o “corti” come li chiamano in via La Farina. Saranno di 6 o 8 metri, utilissimi per i collegamenti a pettine del sistema di trasporto cittadina. Specie quelli con i villaggi dove le strade non consentono di potersi muovere con facilità. Entro l’anno in corso, invece, da Iveco, arriveranno altri 12 bus, sempre elettrici, questa volta da 9,50 metri.
I restanti 46, invece arriveranno, ha spiegato il direttore generale Claudio Iozzi, nel corso del 2025 e comunque entro la data cardine del Pnrr del 2026.
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