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Messina, gli assessori dovranno restituire parte delle indennità ricevute

Gli assessori della giunta Basile dovranno restituire parte delle indennità ricevute in questo mandato. E non è la prima volta che succede. L’atto porta la firma della dirigente agli Affari generali del Comune, Laura Strano, ma l’input arriva dalla segretaria generale, Rossana Carrubba, e la sostanza è questa: per la seconda volta in pochi mesi ci si è resi conto di aver calcolato male l’importo delle indennità che spettano ad assessori e presidente del consiglio comunale.
La prima volta era accaduto a novembre, la seconda pochi giorni fa. Tutto parte dal luglio 2022, quando per errore il dipartimento delle Autonomie locali della Regione comunica al Comune che l’indennità mensile del presidente della Regione, parametro di riferimento anche per i sindaci delle grandi città, ammontava a 14.287 euro. La reale indennità, invece, era di 13.800 euro, che peraltro è l’importo massimo previsto per un governatore regionale. A cascata, dunque, già a novembre scorso era stato necessario rivedere – al ribasso – le indennità del sindaco, degli assessori e del presidente del consiglio comunale, chiamati tutti a restituire la differenza tra quanto percepito e quanto, invece, avrebbero dovuto percepire. In quel caso si è trattato di somme non altissime: poco più di 4 mila euro il sindaco Federico Basile, circa 3 mila il vicesindaco Salvatore Mondello e via via tutti gli altri, un migliaio di euro gli altri (compreso Cateno De Luca, nella qualità di ex presidente del consiglio comunale, che ha dovuto restituire 141 euro).
Ma non è stato quello l’unico errore commesso. E dieci mesi dopo il conto è decisamente più alto. Non solo era stata sbagliata la quantificazione della base di partenza per il calcolo delle indennità: non era corretta nemmeno la percentuale da considerare per calcolare le indennità degli assessori. Finora, infatti, «per mero errore», l’indennità di funzione degli assessori è stata determinata nella misura del 65% di quella del sindaco. Ma questa proporzione è valida solo per i comuni che hanno una popolazione compresa tra 250 mila e 500 mila abitanti. Messina, invece, è nella fascia demografica più bassa, sopra i 200 mila, e in questo caso la percentuale è del 60%.

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