Nebrodi, mafia dei pascoli: decise 65 condanne (64 riduzioni di pena) e 18 assoluzioni. LA SENTENZA
È arrivata nel tardo pomeriggio all’aula bunker di Gazzi la sentenza al maxiprocesso d’appello Nebrodi sulla mafia dei pascoli, ovvero i clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, che per decenni hanno organizzato le truffe agricole all’Unione Europea e all’Agea drenando milioni di euro di fondi pubblici. La sezione penale di secondo grado presieduta dal giudice Francesco Tripodi e composta dai colleghi Antonino Giacobello e Daria Orlando intorno alle 9.30 si era ritirata in camera di consiglio. I numeri parlano di 65 condanne, con una sola conferma integrale del primo grado per Gino Calcò Labruzzo, e 64 riduzioni di pena, in parecchi casi molto alte, 18 assoluzioni totali e 6 prescrizioni totali. Poi una lunga lista di assoluzioni e prescrizioni parziali. Per altri 6 imputati poi è stato rigettato l'appello del pm, quindi vengono confermate anche in appello le assoluzioni del primo grado. Ma il dato costante della sentenza è la “mannaia” della prescrizione che ha ridotto di molto parecchie condanne. La data-chiave è il novembre del 2014, tutto quello che è accaduto prima di quella data sul piano dei reati è stato praticamente spazzato via. I giudici d’appello hanno detto poi no, così come era successo in primo grado, alla “mafiosità” del gruppo Faranda-Crascì ritenuto dalla Dda vicino ai Bontempo Scavo, che invece era uno dei punti-chiave dell’appello del pm, confermando quindi l’esistenza dell’associazione “semplice”. Mentre per il gruppo dei Batanesi è stata confermata sostanzialmente la strutturazione mafiosa. La pena più alta l’ha avuta Sebastiano Bontempo (classe 72), con 20 anni e 6 mesi, mentre Salvatore Aurelio Faranda passa dai 30 anni del primo grado ai 20 anni della sentenza d’appello. Per l’ex sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo condanna ridotta da 6 anni e 2 mesi a 3 anni e un mese, per una serie di prescrizioni dichiarate, ma nei suoi confronti è stato parzialmente accolto l’appello del pm per altri due capi d’imputazione contestati. Ad aprile, nel giorno finale dell’accusa, il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo e, in applicazione, i sostituti della Distrettuale antimafia Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, avevano concluso la loro requisitoria divisa in più parti. Tra luglio e agosto si erano poi registrate le arringhe dei quasi cento avvocati impegnati nella difesa. In sintesi i tre magistrati dell’accusa avevano chiesto globalmente 88 condanne, tra 26 conferme della sentenza di primo grado e 62 riforme, molte con aggravamenti, 2 dichiarazioni di prescrizione, 5 pene concordate. In tutto erano alla sbarra in appello 95 imputati. Le condanne richieste andavano da un massimo di 30 anni fino a 2 anni di reclusione. La pena più alta, a 30 anni, così come accadde in primo grado, con il limite dell’aumento per le pene principali previsto dall’art. 78 c.p., era stata sollecitata per Salvatore Aurelio Faranda, che risponde di decine di capi d’imputazione legati alle truffe agricole dei terreni. In un solo caso, quello di Fabio Cristoforo Mancuso, per l’accusa bisognava accogliere il ricorso difensivo e assolverlo parzialmente da una ipotesi di falso in atto pubblico (in appello è stato assolto da tutto). I giudici hanno accordato le richieste di risarcimento delle parti civili solo per la Regione Siciliana, per il Parco dei Nebrodi, per il Comune di Tortorici e per l’Agea, ma con alcune differenziazioni («per le prime tre accoglie la domanda nei confronti dei soli imputati condannati all’esito del presente giudizio per i delitti di cui agli art. 416 e 416 bis cp, per Agea nei confronti di tutti i condannati per i reati di cui agli art. 416 e 640 bis cp»). In concreto per le prime tre parti civili emergono il reato associativo semplice e il reato associativo mafioso, per l’Agea il reato associativo semplice e le truffe. La sentenza di primo grado Il 31 ottobre del 2022 i giudici di Patti decisero per 101 imputati seicento anni di carcere e oltre 4 milioni di confische, con 91 condanne e 10 assoluzioni. Fu una sentenza storica, che arrivò dopo un procedimento chiuso in tempi record per la giustizia italiana. Il maxiprocesso Nebrodi sulle truffe agricole della mafia tortoriciana iniziò infatti in primo grado nel marzo del 2021. Fu l’allora presidente della sezione penale del Tribunale di Patti Ugo Scavuzzo, oggi in corte d’appello a Messina, con accanto i colleghi Andrea La Spada ed Eleonora Vona, a leggere per oltre un’ora la lunghissima sentenza per i 101 imputati. Arrivò una sostanziale conferma dell’impianto accusatorio e delle richieste formulate nel luglio precedente dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, con i sostituti della Dda di Messina Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonio Carchietti, e il collega della Procura ordinaria Alessandro Lo Gerfo. I giudici riconobbero l’associazione mafiosa solo al gruppo storico dei Batanesi, mentre per i “Faranda-Crascì”, tutto fu riqualificato in associazione a delinquere semplice. L’operazione antimafia L’inchiesta sfociò nel gennaio del 2020 in una lunga sequela di arresti e confische dopo anni di indagini dei carabinieri del Ros e della Guardia di finanza, coordinate dall’allora capo della Procura di Messina Maurizio de Lucia. Venne disvelato un sistema ben oleato di truffe agricole sui terreni dei Nebrodi e della Sicilia orientale, dal 2010 al 2017, con accaparramento di fondi dall’Unione Europea per oltre 10 milioni e mezzo di euro. Una svolta possibile grazie al Protocollo Antoci, divenuto legge dello Stato: un baluardo fondamentale per eliminare alla radice le truffe. Il blitz del 2020 di carabinieri e Guardia di finanza scattò nel gennaio 2020 con 94 arresti, 48 in carcere e 46 ai domiciliari, e il sequestro preventivo di 151 aziende agricole. Il Ros ricostruì il nuovo assetto del clan dei Batanesi, la Finanza si concentrò sulla costola del clan Bontempo Scavo e i Faranda-Crascì. A vario titolo l’accusa contestava associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio, uso di sigilli e strumenti contraffatti, falso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, truffa aggravata. Emerse un’associazione mafiosa invasiva, capace di rapportarsi, nel corso di riunioni tra affiliati, con organizzazioni mafiose di Catania, Enna e col mandamento delle Madonie di Cosa nostra palermitana.
La sentenza
Agostino Ninone Paqualino, 8 anni; Arcodia Laura, assolta; Armeli Sebastiano, assolto (alcuni reati precritti); Armeli Giuseppe, 3 anni; Armeli Moccia Giuseppe, 2 anni (pena sospesa); Armeli Moccia Rita, 3 anni e 4 mesi (decise prescrizioni); Armeli Moccia Salvatore, 1 anno e 3 mesi (pena sospesa); Barbagiovanni Calogero, 11 anni e 8 mesi; Bontempo Alessio, prescrizione; Bontempo Gino, prescrizione; Bontempo Giuseppe, assolto (alcuni reati prescritti); Bontempo Salvatore, 10 anni; Bontempo Sebastiano “biondino”, 20 anni e 6 mesi; Bontempo Scavo Sebastiano, assolto; Calà Lesina Salvatore “moccia”, assolto (trasmissione degli atti al pm); Calabrese Maria Chiara, 2 anni e 8 mesi (accolta la “pena concordata”); Calcò Labruzzo Gino, pena confermata (10 anni); Calì Antonino, 2 anni e 3 mesi (accolta la “pena concordata”, confisca da 18mila euro); Caputo Andrea, assolto; Caputo Antonio, 2 anni e 8 mesi (alcuni reati prescritti); Carcione Arturo, assolto; Carcione Giuseppe, assolto; Coci Jessica, assolta; Coci Carolina, 1 anno e 6 mesi con pena sospesa (alcuni reati prescritti); Coci Domenico, 13 anni e 8 mesi; Coci Rosaria, 1 anno e 8 mesi (decise assoluzioni parziali e prescrizioni); Coci Sebastiano, 2 anni e 5 mesi (alcuni reati prescritti); Conti Mica Denise, 1 anno e 8 mesi (pena sospesa); Conti Mica Sebastiano “belloccio”, 17 anni e 6 mesi; Conti Pasquarello Giusy, 1 anno e 6 mesi (decise assoluzioni parziali e prescrizioni); Conti Taguali Ivan, 7 anni e 6 mesi (concesse le attenuanti generiche); Costantini Massimo, assolto; Costanzo Zammataro Antonina, assolta; Costanzo Zammataro Claudia, assolta; Costanzo Zammataro Giuseppe (cl. 1950), 1 anno e 6 mesi (escluse alcune aggravanti e decise prescrizioni); Costanzo Zammataro Giuseppe (cl. 1982), 14 anni e 6 mesi; Costanzo Zammataro Giuseppe (cl. 1985), assolto; Costanzo Zammataro Loretta, prescrizione; Costanzo Zammataro Romina, prescrizione; Costanzo Zammataro Valentina, 1 anno e 4 mesi (decise prescrizioni); Crascì Barbara, 1 anno e 8 mesi (decise prescrizioni); Crascì Katia, prescrizione; Crascì Lucio Attilio Rosario, 6 anni e 6 mesi; Crascì Salvatore Antonino, 1 anno e 8 mesi (pena sospesa); Crascì Sebastiano, 4 anni e 3 mesi (decise prescrizioni); Craxì Sebastiano, 9 anni e 4 mesi (decise prescrizioni); Crimi Sara Maria, 1 anno e 8 mesi (pena sospesa); Dell’Albani Salvatore, 2 anni e 6 mesi (decise prescrizioni); Destro Mignino Santo, 4 anni (decise alcune assoluzioni); Destro Mignino Sebastiano, 3 anni e 6 mesi (decise alcune assoluzioni); Di Marco Marinella, assolta; Di Stefano Maurizio, 1 anno e 4 mesi (pena sospesa); Faranda Antonino, 2 anni e 5 mesi (decise alcune prescrizioni); Faranda Aurelio Salvatore, 20 anni; Faranda Davide, 3 anni e 6 mesi; Faranda Emanuele Antonino, 5 anni e 6 mesi; Faranda Gaetano, 4 anni e 2 mesi (decise alcune prescrizioni); Faranda Gianluca, 3 anni e 8 mesi; Faranda Massimo Giuseppe, 7 anni e 2 mesi (decise assoluzioni e prescrizioni); Faranda Rosa Maria, assolta; Ferrera Giuseppe, 2 anni (pena sospesa, decise alcune prescrizioni); Floridia Innocenzo, assolto; Foti Valentina, 2 anni (accolta la “pena concordata”); Galati Giordano Vincenzo (cl. 1958), 2 anni e 4 mesi); Galati Giordano Vincenzo “lupin”, 19 anni e 6 mesi; Galati Massaro Santo, 1 anno e 4 mesi (decise alcune prescrizioni); Galati Pricchia Daniele, 2 anni e 2 mesi (esclusa l’aggravante); Galati Sardo Emanuele, 3 anni e 1 mese (decise alcune prescrizioni); Gliozzo Giuseppina, assolta; Gulino Mario, assolto per non aver commesso il fatto; Hila Alfred, assolto (trasmissione degli atti al pm); Linares Roberta, assolta; Lombardo Facciale Pietro, 1 anno e 7 mesi (decise alcune assoluzioni e prescrizioni); Lupica Spagnolo Francesca, 1 anno e 5 mesi (decise prescrizioni); Lupica Spagnolo Rosa Maria, 1 anno e 10 mesi (decise prescrizioni); Mancuso Catarinella Jessica, 2 anni (accolta la “pena concordata”); Mancuso Cristoforo Fabio, assolto; Marino Agostino Antonino, 6 anni e 4 mesi (decise alcune assoluzioni e prescrizioni); Marino Rosario, 4 anni e 3 mesi (decise alcune assoluzioni e prescrizioni); Natoli Giuseppe, 3 anni e 5 mesi; Paterniti Barbino Antonino Angelo, assolto; Pirriatore Massimo, 1 anno e 2 mesi (decisa assoluzione parziale); Pruiti Elena, 1 anno e 6 mesi (alcune prescrizioni, attenuanti generiche, pena sospesa); Protopapa Francesco, 7 anni e 6 mesi (in “continuazione” con un’altra sentenza); Reale Angelamaria, 1 anno e 6 mesi (con le attenuanti generiche); Rizzo Scaccia Danilo, 1 anno e 2 mesi (assoluzione parziale); Scinardo Tenghi Giuseppe, 3 anni e 2 mesi (decise alcune prescrizioni); Scinardo Giuseppina, 2 anni (pena sospesa); Spasaro Angelica Giusy, 10 mesi (pena sospesa); Spasaro Giuseppe Natale, prescrizione; Strangio Antonia, 3 anni e 2 mesi (decise assoluzioni e prescrizioni); Talamo Mirko, 2 anni e 3 mesi; Terranova Salvatore, assolto; Vecchio Giovanni, 5 anni e 5 mesi (decise alcune prescrizioni); Zingales Carmelino, assolto.
Antoci, "Mafia dei Nebrodi colpita con un'azione senza precedenti"
«Abbiamo colpito con un’azione senza precedenti la mafia dei terreni, ricca, potente e violenta, ed è per questo che quella notte volevano fermarmi. Volevano bloccare l’idea di una legge nazionale e dunque tutto quello che sta accadendo oggi. Le condanne in appello e la tenuta dell’impianto accusatorio sono la conferma del buon lavoro svolto da magistratura e forze dell’ordine». Lo dice l'europarlamentare del M5S, Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, commentando la sentenza del maxiprocesso alla mafia dei pascoli emessa ieri sera a Messina. «Mi hanno tolto tutto: libertà, serenità, mi hanno costretto a una vita complicata costringendo la mia famiglia a vivere in una casa blindata e presidiata dall’Esercito. Due cose però non sono riusciti a togliermi: la vita e la dignità - aggiunge - e grazie a quest’ultima che proprio con dignità e onore porterò avanti il mio mandato in Parlamento europeo difendendo e migliorando le norme antimafia per le quali valorosi servitori delle Stato hanno perso la vita».