Il “caso” della ex Sanderson, la storica industria di derivati agrumari di Pistunina di respiro internazionale, autentico simbolo dell’archeologia industriale messinese in attesa di una completa riqualificazione, rimane ancora aperto, tra progetti vecchi (recentemente definanziati dalla Regione) e nuovi progetti da sviluppare e finanziare. Per avere un quadro significativo dell’attività di questa impresa unica nel suo genere, tra gli anni ’60 e ’70, ecco la testimonianza di un protagonista di quegli anni d’oro, Giuseppe Merlino, classe 1940, autentico “uomo di fabbrica”, caporeparto e responsabile tecnico di produzione che operò negli stabilimenti di Pistunina e Tremestieri tra il gennaio 1960 e il novembre del 1979.
«Entrai in ditta dopo il diploma allo Jaci. La Sanderson era una vera e propria multinazionale, che vendeva essenze, succhi, derivati in tutto il mondo, sia nel settore alimentare, che farmaceutico, dolciario e profumiero. Era una vera e propria cittadella industriale, tanto che andavamo da una parte all’altra dello stabilimento, che occupa una superficie di 100mila mq, in bicicletta», osserva Merlino, che racconta del fervore che si viveva durante la stagione agrumaria, che si svolgeva ogni ottobre, quando venivano coinvolti, oltre i soliti trecento impiegati, altri trecento lavoranti, in genere della zona sud, per lavorare la massa di agrumi provenienti dall’interno della Sicilia e dalla Piana di Gioia Tauro, con i vagoni ferroviari fino a Contesse: un lavorio di notte e di giorno, con le donne che selezionavano la frutta pronta a essere lavorata poi nei laboratori chimici all’avanguardia e poi inseriti nelle botti di legno realizzati da appositi bottai ( prima dell’avvento dei fusti di plastica), che occupavano i moli del porto pronti a essere distribuiti via nave in ogni dove, dal Nord America a tanti Paesi europei.
A guidare l’azienda, gestita dalla famiglia Bosurgi (i figli Leone ed Emilio), il direttore generale Lino Manzoni e il prof. Angelo Di Giacomo, direttore degli stabilimenti di produzione, insieme a Giuseppe Rispoli e Filippo Pisani, addetti alle vendite. «Siamo stati tra i primi a usare il centro meccanografico dell’Ibm», rivela con orgoglio Merlino, che ricorda gli stabilimenti di Lentini e Rosarno e quelli in Argentina, Brasile, Germania, con i succhi di arance, mandarini e limoni – naturali, concentrati, pastorizzati, refrigerati, congelati e liofilizzati – che venivano inviati nelle massime aziende di produzione di bibite; e la pectina, prezioso addensante ricavato dall’acido citrico, che veniva usata nel campo dolciario.
«Tra le specialità vi era il comminuted, una particolare poltiglia di limone e succo che veniva venduta nel mercato inglese dove era molto apprezzata», ricorda Merlino, che ricorda la formazione della squadra di calcio della Sanderson, ulteriore esempio di valore sociale e sportivo, di quella straordinaria esperienza imprenditoriale che portò il nome di Messina nel mondo: Di Vincenzo, Portanome, Barrocu, Lore, Cucinotta, Certo, Ottana, Giuliani, Molonia, Grillo (Brigandì, Inglesiani, Bonfiglio).
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