Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Messina, la morte per Aids dell’ex compagna: l’untore aveva «piena consapevolezza». Le motivazioni della condanna

Aveva la «piena consapevolezza di essere sieropositivo». Non è stata prospettata dalla difesa «una reale ipotesi ricostruttiva alternativa dei fatti». Ha avuto un «contegno tenuto per tanti anni, improntato al silenzio». Si trattava di una «infezione antica» e non molto più spinta in avanti negli anni come ha prospettato al processo la difesa. Ed ancora, come a ribadire più volte in quelle pagine giudiziarie: «C’è un filo comune che lega tutte le relazioni intrattenute da De Domenico, ed è quello del silenzio».
Non hanno avuto dubbi i giudici e i giurati della corte d’assise d’appello che a marzo scorso hanno inflitto 22 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario al processo “bis” per il 60enne Luigi De Domenico. Il cosiddetto “untore”, che pur sapendo di essere sieropositivo per l’Aids portò alla morte la sua compagna, l’avvocata S.G., non rivelandole mai questo angoscioso segreto. Avrebbe potuto curarsi e vivere, avrebbe potuto vedere suo figlio giocare e ridere, avrebbe potuto...
Adesso, a distanza di appena cinque mesi, la giudice Maria Teresa Arena, che nel frattempo si è trasferita in Cassazione, a Roma, ha depositato le motivazioni di quella sentenza. E sono 79 pagine di dolore. In cui si ripercorre questo rosario di pianto con le donne che ebbero relazioni con De Domenico, in sentenza ne sono scalettate tristemente sette, parecchie finirono contagiate, con i figli avuti da più relazioni, per fortuna tutti sani, con le storie di insulti e percosse che l’uomo - lo scrive in maniera chiara la giudice -, ha inflitto a più d’una donna nel corso della sua esistenza. E si parla anche del grande coraggio della sorella della vittima, anche lei avvocata, che con la sua denuncia in Procura smosse le acque nell’assordante silenzio in cui era piombata questa amarissima storia. Le motivazioni in sentenza spiegano che addirittura De Domenico ha contratto la malattia nei primi anni 90, quando ebbe una relazione con una donna di nazionalità straniera, poi deceduta. E da quel momento non si è curato minimamente di avvertire le sue successiva partner in giro per l’Italia.

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia