«Un atto di sabotaggio nei confronti dell’ospedale di Patti», afferma il sindaco Gianluca Bonsignore. Un «indegno atto di sensazionalismo e sciacallaggio mediatico», tuona il presidente del consiglio comunale, Giacomo Prinzi. Ieri mattina nell’aula consiliare di Palazzo dell’Aquila i sindaci del distretto sanitario D-30 sono intervenuti in massa per discutere di sanità con i vertici dell’Asp di Messina dopo i due episodi che hanno catapultato il “Barone Romeo” di Patti al centro di una bufera mediatica senza precedenti (l’arto steccato col cartone da imballaggio e la morte della turista milanese per blocco intestinale). Che esistano diverse criticità è sotto gli occhi di tutti, ma l’appellativo di “capanna africana” appioppato al nosocomio di via Mazzini durante il talk show di un’emittente televisiva nazionale è apparso davvero troppo. Insomma il coro è unanime: definire l’ospedale di Patti come il nuovo gioiello della sanità pubblica sarebbe scorretto, ma relegarlo al rango di struttura da terzo mondo è assolutamente ingeneroso. La verità, come sempre, sta nel mezzo e ha a che fare con problemi strutturali, quasi atavici, su cui la politica regionale e nazionale è chiamata a proporre soluzioni certe e definitive. È quanto chiedono con forza i sindaci del distretto sanitario, dai cui interventi emergono, nitidi, i disagi di intere comunità sprovviste di ambulanze medicalizzate o di guardie mediche (anche turistiche) davvero efficienti. Risultato? L’intasamento del Pronto soccorso, dove i pazienti vengono spesso dirottati in mancanza di alternative valide, creando un effetto imbuto e mettendo sotto pressione un personale medico già ridotto all’osso. Ne è convinto anche il direttore sanitario del “Barone Romeo”: «Il Pronto soccorso – sono le parole del dott. Giovanni Merlo - è il fulcro dell’ospedale, ma si trasforma spesso in un imbuto restringendo i tempi di osservazione. È sufficiente una 104 e il reparto si ingolfa. Lo scorso anno abbiamo anche tentato di far prestare servizio a medici provenienti da altre specializzazioni, ma abbiamo dovuto fare i conti con i sindacati». Problemi comuni a tanti ospedali siciliani, dove «i Pronto soccorso – spiega il dott. Paolo Cardia, direttore del Dipartimento Cure Ospedaliere dell’Asp - vengono spesso intasati a causa di carenze territoriali. Il mancato trattamento del paziente all’interno delle Guardie mediche si riflette negativamente sulle Unità operative di emergenza–urgenza, dove l’utenza dovrebbe accedere solo per casi clinici acuti e subacuti». Tutto ciò si ripercuoterebbe sugli operatori sanitari, costretti a lavorare in trincea per parecchie ore al giorno. E a preoccupare maggiormente è proprio la pianta organica, che i vertici dell’Asp sono impegnati a rimpinguare ormai da parecchi mesi: dall’1 di ottobre l’Asp dovrebbe poter contare su diversi medici extraeuropei. Inoltre alcuni concorsi sarebbero già in itinere, mentre dall’1 settembre dovrebbe essere completato l’organico infermieristico. Ma la situazione più complessa è proprio quella del Pronto soccorso, considerata «disciplina di difficile assunzione».