Da una parte c’è il sindaco Federico Basile – avamposto di un sistema del quale è il rappresentante politico, “obbligato” a metterci la faccia –, che si dice sereno rispetto alla gestione della crisi idrica e, piuttosto, mette nel mirino la Regione, che non ha ancora dato seguito a quanto concordato al tavolo prefettizio di qualche settimana fa (riduzione dell’acqua per uso irriguo, conseguente aumento per uso potabile). Dall’altra ci sono le decine e decine di segnalazioni che giungono da una comunità sempre più esasperata – soprattutto in alcuni casi specifici che, evidentemente, non si riesce a risolvere – e che ieri ha accolto quasi con commozione l’abbondante (ma insufficiente) pioggia giunta a sprazzi in città. L’aumento delle autobotti non basta, sono ancora troppe le zone da cui arrivano richieste d’aiuto e in cui le richieste stesse risultano inevase. Con l’aggravante che la città non è ancora al massimo del suo potenziale fabbisogno, ma lo sarà a brevissimo, visto che per molti messinesi le vacanze sono finite e per altri sono ormai agli sgoccioli. La preoccupazione e quindi il dubbio di molti è: cosa accadrà quando la città si rimetterà pienamente “in moto”? Fin dall’inizio del piano di razionamento tra zone A e B uno degli anelli deboli della catena si è rivelata via Quod Quaeris. Da qui, ieri, è giunta una lettera quasi disperata. Il condominio è il 434 di piazza Santa Maria la Nuova, alla fine di via Quod Quaeris: due plessi con oltre 35 nuclei familiari, «tra cui neonati di poco più di un mese e bimbi piccoli, persone disabili allettate e gente comune che da quando è iniziata questa famigerata crisi idrica non può fare nemmeno le essenziali operazioni di pulizia e igiene personali e di casa – scrive il signor Sergio –. Nonostante le decine e decine di richieste fatte alle sedi opportune, abbiamo ricevuto solo due autobotti per di più piene a metà per rifornire la cisterna condominale che puntualmente, dopo qualche ora, è già vuota. I giorni stabiliti dal comune per l'erogazione dell'acqua sono puntualmente disattesi sia nelle ore previste sia nel famoso ingente flusso dedicato. Si va avanti a bottiglie e secchi, chiedendo asilo a parenti o, per chi è più fortunato, trasferendosi in qualche altra abitazione secondaria». Un’altra zona critica è via Lanzetta, dove invece a lamentare la tardiva risposta del Coc è una coppia di cittadini, “bloccata” in casa dal Covid: più di venti chiamate nella sola giornata di lunedì, «ci hanno anche richiamato dal Cod per sapere se fosse arrivata l'autobotte, poi ci hanno comunicato di aver sbagliato palazzo perché aveva lo stesso indirizzo», alla fine l’acqua è arrivata solo nel turno notturno di distribuzione delle autobotti.