I pescatori sono disperati, gli studiosi cercano soluzione. Nel frattempo... l’interessato prolifera e adesso è presente in maniera massiccia anche all’interno dell’Area marina protetta. Parliamo del vermocane , conosciuto come “verme di fuoco”, dalla colorazione sgargiante che si nutre principalmente di coralli, anemoni, piccoli crostacei e, quando le trova, di carcasse di pesce. Attaccando proprio le reti della marineria. «A causa del vermocane abbiamo perso in questi ultimi tempi il 30% del pescato» – afferma Rosario Milazzo, pescatore mamertino che racconta l'impatto dell'aumento della presenza dei voracissimi vermi di fuoco che si sono moltiplicati a causa del caldo nelle cristalline acque mamertine. «Basta che individua il pesce finito nelle reti che entra in azione – prosegue – e così quando tiriamo le stesse, dobbiamo gettare in acqua il prodotto danneggiato». «Venti anni fa capitava di vedere un vermocane ogni tanto, ma da un paio d’anni è molto frequente avere a che fare con loro», aggiunge Carmelo Salmeri. «I vermocani si mangiano il pesce che è ammagliato; se succede la sera, la mattina si trovano le lische». Insomma un allarme reale – come sottolinea Francesco Maisano – e non possiamo rimanere indifferenti a questo preoccupante fenomeno, quindi a mio avviso bisognerebbe effettuare una vera e completa bonifica delle reti incastrate sul fondo nella baia, ma anche evitare che si possano buttare in mare resti di pesci da parte di chi pesca e far rispettare le regole che già esistono»