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Barcellona, la chiesa Don Bosco congelata: l’ultimo stallo in un certificato

L’opera bloccata, dal 2022, da “divergenze” tra il benefattore e l’Ispettoria salesiana

La nuova chiesa salesiana dedicata a San Giovanni Bosco, sempre chiusa, tristemente chiusa. Tra il Municipio e l’Oratorio.
Le ultime “tracce” della sua esistenza, pur congelata, le abbiamo raccontate, il 30 giugno, quando abbiamo riferito che oltre un centinaio di persone, provenienti da Sicilia e Calabria, vi si sono recati per abbracciare in occasione, del suo 64esimo anno di sacerdozio, padre Agostino Irlandese, 91 anni ad ottobre, che questa chiesa con il dono delle sue risorse ha fatto costruire. La via della soluzione definitiva della perdurante “incomprensione” tra l’ex cappellano della Guardia di Finanza in Sicilia, benefattore per 2 milioni, e l’Ispettoria della Provincia religiosa salesiana della Sicilia, l’ente proprietario, sembrava imboccata. Volendo riassumere in estrema sintesi, si trattava di siglare un’intesa davanti a un notaio, in relazione al requisito giuridico ancora mancante da oltre due anni, quello del certificato di agibilità per la stessa chiesa (con impianti e servizi), senza la quale non è possibile aprirla. Agibilità parziale – si badi bene – perché i costi della chiesa, per Don Irlandese, crebbero nel corso dei lavori da 1,2 a 2 milioni, e pertanto il sacerdote non ha potuto far realizzare alla ditta anche la palestra seminterrata, che era stata prevista come obiettivo altrettanto importante per l’Oratorio. Comunità salesiana che, non va dimenticato, dispone in loco di una chiesa anch’essa seminterrata, non ottimale. Si è trattato dunque di un’operazione condivisa per la quale gli atti prevedevano la consegna totale dell’opera, ma il diritto prevede, ovviamente, la possibilità di un accordo tra le parti su una prima consegna parziale. Non a caso, la data dell’inaugurazione era stata originariamente fissata nel marzo del 2022. Da allora, purtroppo, per varie ragioni il percorso di questa “agibilità parziale” non ha mai raggiunto il traguardo, nonostante l’autorevole mediazione dell’arcivescovo Accolla. Sono venute fuori anche altre questioni, connesse o meno. Se il direttore dei lavori ha fatto presente che mancavano, ai fini dell’agibilità, alcune “importanti lavorazioni” queste stesse sarebbero poi state tutte eseguite. Quanto ai profili organizzativi, i rappresentanti salesiani hanno ricordato il loro progetto educativo complessivo (le attività Cec) rispetto al quale la presenza del benefattore, il suo poter dire “una messa” o disporre di un locale, non era certo un problema. E adesso? L’ultima interlocuzione tra le parti, davanti al notaio, si è strozzata intorno all’atteso certificato di agibilità e alla consegna parziale. In breve, l’Ispettoria, che come ente proprietario deve fare istanza d’agibilità al Comune, chiede che contestualmente alla presentazione della documentazione al Municipio, don Irlandese esegua la consegna parziale; il sacerdote invece si dice disposto a farlo ma solo dopo che l’Ispettoria abbia chiesto e ottenuto il certificato di agibilità.
«Io sono sereno – spiega il sacerdote, in compagnia di un suo rappresentante – ma anche chiaro. Prima di consegnare la parte finita, ovvero la chiesa con la sua struttura, i suoi impianti e i suoi servizi, essendo io il finanziatore, devo avere le garanzie di legge sul fatto che tutti i lavori sono stati eseguiti a regola d’arte e secondo ogni normativa. Il collaudo statico è stato già fatto con esito positivo, ma solo dopo che tutte le documentazioni saranno presentate al Comune da chi ne ha competenza, e verrà rilasciato il certificato di agibilità parziale, sarò certo che le risorse da me donate sono state spese bene. A quel punto farò immediatamente e con gioia la consegna parziale».
Domanda: arriverà un accordo? Certo... San Giovanni Bosco, Colui a cui la chiesa è dedicata, non ci metterebbe molto per far trovare l’intesa.

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