Nella Sicilia in cui si scavano pozzi ovunque o se ne attivano altri già esistenti, nella speranza di recuperare ettolitri preziosi per contrastare una crisi idrica senza precedenti che sta mettendo in ginocchio intere comunità e settori produttivi, continua a far rumore il paradosso di Cesarò, in cui l’acqua che fuoriesce dalle numerose sorgive ai piedi di Monte Soro si disperde in maniera copiosa. Una questione di cui ci eravamo occupati già lo scorso giugno quando la sindaca del centro nebroideo Katia Ceraldi, lo ricordiamo, aveva sollecitato per l’ennesima volta la realizzazione di una condotta per caduta in grado di ottimizzare l’acqua delle sorgenti locali, forte di un progetto già finanziato nel 2022 per 2,5 milioni, con i contributi ex art. 8 della legge regionale 14/2000, ma che attende da allora l’esecuzione. Oggi però i costi di quello stesso progetto sono lievitati a dismisura, tant’è che a fronte dell’aggiornamento al prezziario regionale il nuovo quadro economico ammonta a 4 milioni. Nei giorni scorsi, in un confronto presso l’Assessorato energia e servizi di pubblica utilità, la sindaca Ceraldi ha ribadito necessità e urgenza di intervenire per evitare la continua dispersione di acqua che, una volta convogliata nella condotta comunale, rappresenterebbe invece la salvezza per la popolazione locale e del comprensorio, costretta ad approvvigionarsi per risalita dai pozzi di Maniace, con costi esorbitanti e continue riduzioni di portata.