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Il femminicidio di Lorena, dopo l'annullamento della Cassazione il processo bis fissato a ottobre

Nuova pagina giudiziaria a Reggio Calabria per il femminicidio della studentessa di Favara a Furci Siculo nel 2020. Dopo l’annullamento della Cassazione sull’attenuante dello “stress da codiv” che a luglio aveva suscitato tante polemiche a livello nazionale

Il processo “inaccettabile” è stato fissato. Il 17 ottobre prossimo davanti alla corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria si riaprirà la pagina giudiziaria per il femminicidio di Lorena Quaranta. Dopo che la Cassazione a luglio ha disposto l’annullamento parziale con rinvio della sentenza all’ergastolo emessa dai giudici di secondo grado di Messina, decidendo un nuovo processo per il compagno, l’infermiere Antonio De Pace, il 34nne di Dasà in provincia di Vibo Valentia. Che la strangolò il 31 marzo del 2020 in quell’appartamento di Furci Siculo, lungo la zona ionica del Messinese, dove vivevano, lei splendida laureanda in Medicina originaria di Favara, in provincia di Agrigento.
L’annullamento della sentenza d’appello disposta dalla Suprema Corte non riguarda, comunque, la responsabilità penale dell’imputato, dichiarata «irrevocabile» dalla Cassazione, ma la mancata concessione delle attenuanti «per stress da Covid».

La Corte d’assise d’appello di Messina, secondo la Corte di Cassazione, non ha verificato se «la contingente difficoltà di porre rimedio» allo stato d’angoscia dell’imputato a causa del Covid, «costituisca un fattore incidente sulla misura della responsabilità penale». La concessione delle attenuanti generiche consentirebbe a De Pace di evitare l’ergastolo, con una riduzione della condanna che gli è stata inflitta a 30 anni di reclusione.
A Reggio Calabria, per quel che riguarda i legali impegnati, ci saranno per l’imputato gli avvocati Salvatore Staiano di Catanzaro, Bruno Ganino di Vibo Valentia e Salvatore Silvestro di Messina; per i familiari come parte civile l’avvocato Giuseppe Barba di Agrigento, che dal primo momento di questa tragedia è stato sempre al loro fianco, e poi le avvocate Maria Gianquinto, Cettina Miasi e Cettina La Torre, che rappresentano altrettante associazioni impegnate da anni sul fronte dei femminicidi.

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