Il bollettino di luglio dell’emergenza idrica in Sicilia si sostanzia in una direttiva regionale indirizzata a tutti i sindaci dell’Isola, alle Ati, gestori dei Servizi idrici, Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, dipartimento Acqua e rifiuti, Consorzi di bonifica e commissario per l’emergenza in agricoltura.
Il dirigente generale del dipartimento regionale di Protezione civile, Salvo Cocina, ha fornito una serie di indicazioni agli enti locali in ordine alle gestione e prevenzione della siccità, anche al fine di individuare ulteriori risorse idriche. La premessa è già nota: «I comuni che più risentono della siccità sono quelli delle province della Sicilia centrale e occidentale (Agrigento, Enna, Caltanissetta, Trapani, Palermo), poiché alimentati prevalentemente dall’acqua degli invasi, mentre quelli della Sicilia orientale (province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa) sono invece alimentati da pozzi e sorgenti». E il cronoprogramma delle azioni della Regione per fronteggiare il quadro generale vede come prima tappa quella del 20 febbraio scorso, con la dichiarazione dello stato di crisi e di emergenza e come una fondamentale quella del 7 giugno, con il disco verde al primo Piano degli interventi urgenti predisposto dal commissario delegato, per l’importo di 20 milioni di euro. Contempla 52 interventi infrastrutturali (100 tra revamping di pozzi, sorgenti e condotte) per circa 19 milioni (con nuova acqua per 1300 litri al secondo), 86 interventi per manutenzione e acquisizione di autobotti per circa 2 milioni (di cui 760mila derivanti da fondi nazionali, il resto da Palermo). Azioni da realizzare entro 1-6 mesi e «aventi certezza di reperimento dell’acqua». Alla data del 22 luglio, circa il 63% delle opere infrastrutturali del I Piano è stato portato a termine o è in corso di ultimazione. Ma la Regione – si legge nell’atto – ha stanziato altri 28,8 milioni in favore dell’agricoltura e zootecnia, con «programmazione in corso», che escluderà le proposte con «importi di milioni di euro e tempi incompatibili con l’emergenza, costi e lunghi rifacimenti di reti di distribuzione interna, rifacimenti di serbatoi, ottimizzazione delle reti e di telecontrollo». Inoltre, molti interventi non sono stati accompagnati da «informazioni necessarie sullo stato di crisi idrica per la valutazione degli stessi e individuazione delle priorità in relazione alle risorse disponibili». Tornando all’emergenza idropotabile della popolazione colpita, «può essere acclarata con alcuni parametri oggettivi, quali i dati mensili del 2023 e 2024 dei quantitativi di acqua in litri al secondo immessa in rete; le interruzioni (in ore) del servizio nella giornata; le turnazioni (erogazione ogni “tot giorni”); il ricorso all’approvvigionamento con autobotti, specificando viaggi e numero; lo scenario dei prossimi mesi fino a tutto il 2024 e al primo trimestre 2025, in dipendenza dalle fonti di approvvigionamento».
Capitolo autobotti: finanziati 140 interventi di riparazione di mezzi comunali e acquisizione di veicoli usati e nuovi, per circa 3,4 milioni. Ovviamente, la consegna deve avvenire a stretto giro, comunque preferibilmente entro agosto-settembre. Quanto ai sindaci, sono invitati ad «attivare ogni possibile efficace azione di Protezione civile», in stretto coordinamento con le Prefetture, con il dipartimento regionale di Protezione civile e con tutte le componenti e strutture operative regionali e statali. Ed ecco il monito finale, messo nero su bianco da Cocina: «Occorre, dunque, lavorare alacremente nelle prossime settimane, mobilitando ogni risorsa in modo coordinato e coeso, nel convincimento che lo sforzo congiunto di tutti consentirà il superamento di questa grave crisi, analogamente a quanto accaduto per situazioni emergenziali, da ultimo quella causata dal Covid-19».
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