Gestione del depuratore di Nizza di Sicilia, processati nonostante non avessero alcuna colpa
«Deve rilevarsi e ribadirsi come i sindaci, i dirigenti e lo stesso appaltatore e gestore abbiano realmente fatto tutto quanto era in loro potere e possibilità per quantomeno arginare un problema strutturale ed endemico e nessuna accentuata e colpevole inerzia operativa degli imputati, nelle rispettive qualità, risulterebbe emergere appieno dalle emergenze dibattimentali». A quasi cinque mesi dalla sentenza d’appello che ha confermato sei assoluzioni e inflitto una condanna per la gestione del depuratore di Nizza di Sicilia, arrivano le motivazioni della Corte d’appello (presidente Francesco Tripodi, consiglieri Luana Lino e Carmine De Rose, quest’ultimo estensore) sull’operato degli ex sindaci Piero Briguglio (Nizza di Sicilia), Giuseppe Marino e Carlo Giaquinta (Alì Terme), dell’attuale sindaco di Fiumedinisi Giovanni De Luca e di due funzionari dell'Ufficio tecnico nizzardo, il geom. Rosario Porto (oggi in pensione) e il perito industriale Umberto Valerini, accusati di getto pericoloso di cose e violazione del Testo unico ambientale per il superamento dei limiti dei valori inquinanti. Unico condannato Agatino Mantarro, titolare della ditta affidataria della gestione dell’impianto, con una pena (sospesa) di tre mesi e dieci giorni di arresto per gestione non autorizzata di rifiuti. Le motivazioni smontano il castello accusatorio della Procura, che coordinò l’inchiesta con la sostituta procuratrice Rosanna Casabona, e partono dall’assunto che «appaiono fuorvianti ed imprecisi i rilievi avanzati dal pm sulle condotte esigibili dai soggetti coinvolti».