La sfortuna è quella di abitare a meno di 100 metri dal depuratore di San Saba. Ha trascorso il sabato notte fuori di casa, il signor Nino Mafodda residente in contrada Mella esattamente di fronte all'impianto. Con la moglie hanno preferito abbandonare l'abitazione, dove era impossibile rimanere con le finestre aperte a causa della puzza insopportabile che arrivava dal depuratore. Era successo altre volte ma con il caldo di un'estate più che mai rovente, non si poteva rimanere con le persiane e finestre chiuse. Con l’estate riesplode in tutta la sua gravità l'annosa questione legata alla mancanza di copertura delle vasche di decantazione da cui proviene il cattivo odore. Così pesante da rendere l'aria irrespirabile e la permanenza in casa quasi una condanna. La puzza aumenta specialmente quando si fa sera. «Ieri notte – racconta Mafodda piangendo – non si poteva stare in nessun modo. Dalle 22 in poi il cattivo odore diventava sempre più forte espandendosi anche alle zone vicine dove si sono le altre abitazioni. Non potendo dormire con le imposte chiuse per non morire di caldo, abbiamo deciso di uscire passeggiando per tutta la notte. Quando siamo rientrati, demenica mattina, si avvertiva ancora quel fetore a cui non ci si abitua. Avere in casa un odore di fogna non è gradevole per nessuno». Sul posto anche l'ex consigliere di Quartiere, Mario Biancuzzo residente a San Saba, che è rimasto lì fino a mezzanotte ma il fetore non accennava a diminuire. «Non è più tollerabile questa situazione – afferma – per i residenti ed i villeggianti che vengono due mesi l'anno e sono costretti a scappare di casa. La puzza è ammorbante e così intensa che si avverte fino alla Ss.113. L'anomalia strutturale del depuratore non coperto fa sì che i liquidi fognari affluiscono nelle vasche dove decantano e fermentato prima di essere immessi nella condotta sottomarina. Ci chiediamo – continua Biancuzzo – che fine ha fatto il progetto di copertura e l’ordinanza n 782 del 22 luglio 2005, quindi di 19 anni fa, in cui il giudice istruttore del tribunale di Messina accogliendo il ricorso presentato dai residenti, intimava al Comune e all'Amam di provvedere alla copertura delle vasche e al completamento della piantumazione intorno all'impianto. Una sentenza che non è stata rispettata».