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Atm, a Messina lo strano caso del sindacalista che non partecipa alle riunioni. Altro affondo di Campagna: «Si punta a creare squilibri»

Giuseppe Campagna, presidente Atm Messina

Affondi, riflessioni, denunce. Ogni giorno all’Atm c’è un’occasione per tornare sul ring della contrapposizione fra management e sindacati. Il gong ieri lo ha fatto squillare la società con una lunga analisi dei recenti rapporti, specie in vista della contrattazione di secondo livello.

«Le organizzazioni sindacali – dice Giuseppe Campagna, presidente di Atm – criticano le procedure di selezione interna per il parametro 193, adombrando il sospetto che l’Azienda abbia “adattato” le procedure selettive in modo da poter favorire alcuni dipendenti in danno di altri e censurando il giudizio della Commissione, la cui composizione forse a loro non era gradita, perché avrebbe ritenuto idoneo un solo candidato su tre. Perché, allora, non ricordare che l’azienda, successivamente, ha riproposto le procedure di selezione, ampliando, come da disposizione regolamentare, l’accesso alla selezione anche ai parametri immediatamente inferiori, consentendo, quindi, a coloro che sono stati giudicati inidonei in prima battuta di poter riproporre la propria candidatura nella seconda selezione? Probabilmente perché le sigle non hanno gradito il diniego alla loro proposta, tra l’altro contraria al dettato regolamentare, di ampliare le procedure selettive per le mansioni superiori anche ai parametri iniziali (140), inferiori di 4/5 posizioni rispetto a quella oggetto di selezione. Appare da ciò evidente la pretestuosità dei rilievi posti in essere dalle organizzazioni sindacali, le quali si premurano di sottolineare le presunte mancanze dell’Azienda, tralasciando artatamente ogni riferimento a circostanze favorevoli alla stessa. Da ciò è lecito presumere l’intento di creare squilibri in una Azienda che nel corso degli ultimi anni si sta ponendo come un solida realtà non solo locale, ma anche regionale e nazionale. Le sigle sottacciono le centinaia di assunzioni a tempo indeterminato, l’ampliamento del numero dei mezzi, il costante incremento della qualità e della quantità del servizio, sembrando rimpiangere i tempi bui della vecchia Atm, caratterizzati da un servizio pressoché inesistente, da un forte precariato, dalle continue (e certamente legittime) lotte, affinché venissero riconosciuti ai lavoratori i dovuti emolumenti, erogati costantemente in ritardo di mesi. Sennonché in quel periodo ai sindacati veniva, erroneamente, riconosciuto un potere decisionale enorme, che si espandeva fino alla possibilità di determinare chi dovesse svolgere mansioni superiori o ricevere riconoscimenti per il lavora svolto. Probabilmente, si trattava di una situazione che i sindacati trovavano più gratificante».

E poi un affondo che farà discutere. «Cosa penserebbero i lavoratori se, per esempio, sapessero che un rappresentante sindacale nel 2023 su 277 giorni lavorabili ha accumulato 89 giorni di permesso sindacale (pari a circa il 32% dei giorni lavorabili), partecipando a zero riunioni sindacali su 14 e che lo stesso rappresentante in questa prima metà del 2024 su 127 giorni lavorabili ha già accumulato 82 giorni di permessi sindacali (pari a circa il 65%), 47 giorni di malattia prendendo parte a zero riunioni sindacali su 7? Forse penserebbero che questo rappresentante si occupi poco delle sorti di chi rappresenta e che forse certe prese di posizioni siano strumentali affinché i sindacati facciano sentire la loro formale presenza in mancanza di un impegno sostanziale?

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