La delibera “taglia Tari” ha superato l’esame del Consiglio a pieni voti e i messinesi possono tirare un sospiro di sollievo. Almeno una delle cento tasse che, anche inconsapevolmente, pagano quest’anno sarà più leggera. Con la “Tari light” in sintesi una famiglia messinese risparmierà il 32% del costo della Tari dell’anno scorso. È come se non pagasse una delle tre rate. Un single arriva a risparmiare anche più del 40%, se ha una casa piccola. Ma non va male anche a chi ha abitazioni grandi (200 mq) è un bel nucleo familiare (6 membri) perché risparmia il 20% circa. Una riduzione drastica, dopo anni di crescita, che hanno portato il costo medio ben al di sotto del 2013 quando nacque la Tari completamente a carico dei cittadini. Undici anni fa una famiglia tipo messinese pagava 392 euro, oggi 297 e la proiezione per il 2025 è di 270. Ad aiutare questo taglio è stato l’ampliamento delle aree non domestiche soggette a pagamento. Grazie al lavoro dell’ufficio Tributi della Patrimonio, coordinati dall’assessore Roberto Cicala che ieri ha ricevuto complimenti “bipartisan”, si è passati da 2,2 milioni di mq a 4 milioni di mq tassati. Un incremento dell’80% che da solo vale 13 milioni di euro in più di gettito. Un’iniezione che ha riequilibrato la bilancia fra il contributo delle famiglie, che avevano pagato finora il 71% dell’intero costo del servizio, e le utenze non domestiche che ora passano dal 29% al 52%. Una manovra, che unita alla revisione delle aree denunciate per la tassazione, ha permesso la sforbiciata del 30% alle famiglie messinesi. E ora, in base agli studi dell’assessorato ai Tributi, Messina si riposiziona nella graduatoria delle città metropolitane più care d’Italia. Dalla coda della classifica passa a posizioni di avanguardia che non faranno sentire più i messinesi la pecora nera dello Stivale. Per esempio, la tradizionale famiglia di 3 persone che abita in 90 mq, nel 2023 pagava 438 euro ed era il quarto valore più alto d’Italia (dietro Catania, Genova e Napoli). Adesso ne pagherà 297 che vale il terz’ultimo posto (davanti solo a Firenze e Bologna e dietro Milano) fra le 14 città metropolitane. Messina non è più dunque fra le cenerentole d’Italia, nonostante i costi per l’intero ciclo dei rifiuti siano sempre alti. Ci sono, per lo più, motivi esterni come l’impennata dello smaltimento della indifferenziata che in pochi mesi è passata da 130 euro a tonnellata a quasi 400. «Per i prossimi sei mesi – ha detto l’assessore Francesco Caminiti – abbiamo risparmiato 1,4 milioni potendo passare dall’impianto di Lentini a quello di Termini Imerese». In più ci sono però i 500mila euro per la gestione post mortem della discarica di Vallone Guidari. Ma fra le voci di spesa ci sono anche le 70 assunzioni di Messina Servizi Bene Comune con cui dovrebbe migliorare lo spazzamento (sul punto Antonella Russo ha chiesto un programma dettagliato degli interventi nelle varie zone). «L’azione congiunta sulla differenziata e sull’evasione sta pagando. E questo al di là delle politiche rivedibili della Regione. Una famiglia media nel 2024 risparmierà fino a 140,00€ all’anno – ha detto il sindaco Basile –.E non dimentichiamo che in queste bollette in arrivo del 2024 abbiamo per la prima volta inserito anche le esenzioni e le riduzioni per le famiglie in difficoltà economica che hanno aderito al bando pubblicato a fine maggio, che si ritroveranno recapitata una bolletta con la scritta “Nessun importo da pagare”.