L’ultima sigaretta, forse, è stata fatale per Giovanni Micali. L’incendio della sua abitazione se lo è portato via ieri notte alle 2. Un rogo che ha mostrato ai soccorritori lo stato di disagio in cui viveva questo 74enne in quella casa al secondo piano di una casa di Altolia, uno dei villaggi più isolati della città. Poche decine di residenti, per una comunità a sud sulle colline di Messina che ieri si è trovata a fare i conti con la morte improvvisa di un uomo conosciuto da tutti. Spesso solo (non solo in quella casa), nella calda serata precedente era stato visto girovagare apparentemente senza una meta (qualcuno lo ha descritto in confusione) per le stradine di Altolia. Fino al rientro a casa. Alle due di notte è scattato l’allarme. I vicini di casa hanno visto le fiamme e hanno chiamato i Vigili del fuoco che, però, appena sono arrivati si sono resi conto che per Giovanni Micali non c’era più nulla da fare. È stato trovato semicarbonizzato sul suo letto. La stanza semi strutta dalle fiamme, ma non il resto della casa. Molti i mozziconi di sigaretta sparsi dappertutto e potrebbero essere gli indizi ( una candela è l’altra ipotesi) che portano alla causa del rogo. Qualunque cosa contenuta in quella casa che testimoniava una vita ai limiti del disagio e ben dentro la solitudine, potrebbe aver preso fuoco e portato alla morte del 74enne che, per chissà quale ragione, non ha avuto la possibilità di reagire, scappare o dare l’allarme. L’ultima sigaretta non spenta potrebbe anche aver fatto predere fuoco alle lenzuola senza lasciare scampo al pensionato. Alle 4, una volta spento il rogo, è toccato ai carabinieri della Compagnia Sud, guidata dal capitano Ettore Pagnano prendere atto del decesso di Giovanni Micali. Sul posto anche il medico legale che non ha potuto che confermare la morte per l’azione congiunta delle fiamme e del fumo che potrebbe aver intossicato Giovanni Micali che aveva alcune patologie, compreso il diabete. La sostituta procuratrice Alice Parialò non ha ritenuto necessario fare effettuare l’esame autoptico e ha disposto in mattinata la restituzione del corpo alla famiglia. Giovanni Micali non ha avuto un lavoro fisso nella sua vita. Si è dato da fare come si poteva e con qualche impiego saltuario per sbarcare il lunario. Vista la sua solitudine, era stato “adottato” da alcuni vicini che lo invitavano a passare del tempo o a pranzare con loro.