Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Telefonini e droga in carcere a Barcellona, la Cassazione annulla l’ordinanza di custodia per Antonella Campagna

Il carcere di Barcellona PG

Una «ricostruzione congetturale del quadro indiziario». È forse questo il concetto-chiave su cui hanno insistito i suoi difensori. In ogni caso la sesta sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza di custodia a carico della dottoressa messinese 42enne Antonella Campagna, che a marzo scorso fu clamorosamente arrestata con l’accusa di aver introdotto all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, insieme all’infermiera 63enne Maria Rosa Genovese, alcuni telefonini e della droga. I giudici romani hanno accolto il ricorso dei suoi difensori, gli avvocati Massimo Rizzo e Giuseppe Irrera, e hanno disposto un nuovo pronunciamento del tribunale del riesame di Messina sulla vicenda. Ovviamente in questa fase («... annulla l’ordinanza impugnata e rinvia per nuovo giudizio al tribunale di Messina...»), non conosciamo le motivazioni della decisione adottata, che saranno rese note più avanti. Le due professioniste sanitarie, in servizio all’Asp di Messina, erano state arrestate il 20 marzo scorso con l’accusa di avere introdotto illegalmente nell’istituto carcerario di Barcellona P.G., in concorso, tre panetti di hashish, telefonini di varie tipologie, e altri accessori per telefoni e numerose sim, tanto da far ipotizzare che gli stessi apparecchi e la sostanza stupefacente, fossero destinati ai detenuti internati. Questa è l’ipotesi d’accusa avanzata dalla Procura di Barcellona diretta da Giuseppe Verzera, che aveva poi portato il gip Giovanni De Marco ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare a loro carico, ordinanza poi confermata dai giudici del Riesame di Messina. Ma adesso, con la decisione della Cassazione, il quadro è cambiato. Fino ad oggi infatti sia il gip che i giudici del Riesame avevano parlato di «gravi ed univoci indizi di reità a carico di entrambe le indagate» e di sussistenza «delle esigenze cautelari per il rischio di reiterazione del reato».

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