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Barcellona, sequestro di beni a Salvatore Imbesi ritenuto prestanome del fratello defunto

Beni per un valore di circa 200.000 euro sono stati sequestrati in via d’urgenza al 51enne Salvatore Imbesi, ritenuto prestanome del fratello Ottavio, morto nel marzo del 2021, che gli inquirenti indicano come uno dei vertici di Cosa nostra barcellonese. Il provvedimento è firmato dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina, presieduta dalla giudice Ornella Pastore, su richiesta della Distrettuale antimafia di Messina.
Si tratta di una richiesta caratterizzata, secondo i magistrati della Procura diretta da Antonio D’Amato, dal requisito dell’urgenza, che è stata riconosciuta dal collegio della Prevenzione.
In concreto, agli atti c’è tra l’altro un informativa dei poliziotti del commissariato di Barcellona, si tratta del denaro accumulato in un libretto di risparmio, di due fondi comuni d’investimento Eurizon, di una polizza vita Global Investimento, e del contante sequestrato - 21.500 euro -, all’interno di un appartamento di Barcellona.
Al centro l’attività del gruppo di lavoro dei magistrati che si occupano da anni del fronte barcellonese, in questo caso il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto della Dda Fabrizio Monaco.
In origine Salvatore Imbesi è stato indagato e arrestato come appartenente a un giro di racket e gioco d’azzardo che fiancheggiava Cosa nostra del Longano. Un’associazione che avrebbe agito con modalità mafiose. Un gruppo che avrebbe costituito una rete che si occupava principalmente di gioco d’azzardo online, al quale sarebbero seguite estorsioni e usura praticate dagli stessi imputati nei confronti delle vittime che da giocatori d’azzardo si sarebbero indebitati. La Distrettuale antimafia di Messina lo riteneva cioè fiancheggiatore del gruppo mafioso del rione di San Giovanni, al cui vertice c’era il defunto Ottavio Imbesi, deceduto nel marzo del 2022. La nuova rete legata al gioco d’azzardo online che faceva indebitare i clienti, era stata attivata già nel 2018 in occasione dell’ultimo arresto subito dal boss del quartiere. Rete che sarebbe servita per estorcere denaro attraverso una bisca clandestina creata allo scopo di garantire finanziamenti per assistere i componenti che finivano in carcere.
Per gli sviluppi processuali della vicenda nel luglio del 2023 la gup di Messina Monia De Francesco aveva inflitto in abbreviato a Salvatore Imbesi 6 anni e 4 mesi di reclusione più 1400 euro di multa, condannandolo per un solo capo d’imputazione e assolvendolo per tutti gli altri, che erano cinque.
Per gli stessi fatti nel maggio scorso i giudici della corte d’appello di Messina hanno invece assolto Imbesi, che è stato assistito dall’avvocato Sebastiano Campanella, con la formula più ampia, ovvero “per non aver commesso il fatto”, dall’accusa di aver avuto un ruolo importante nell’attività estorsiva del gruppo attraverso il quale era stata realizzata una rete per il gioco d’azzardo oltre all’usura e le estorsioni.

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