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Truffa Superbonus a Messina, in dieci dal gup a settembre: indagine sugli “affari” del medico e dei suoi familiari

Si aprirà l’11 settembre prossimo, davanti alla gup Arianna Raffa, l’udienza preliminare per l’indagine di Procura e Finanza sul giro impressionante di truffe sul Superbonus che ha visto al centro il medico 72enne Antonino Barbera e parecchi dei suoi familiari più stretti, oltre ad alcune società create ad hoc per incassare i fondi. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio del sostituto procuratore Giuseppe Adornato sono coinvolti complessivamente a dieci indagati, sei persone fisiche e quattro persone giuridiche.
All’indomani della chiusura delle indagini, il mese scorso, il medico Antonino Barbera ha chiesto di essere ascoltato nuovamente dalla gip Ornella Pastore. Quando si sedette per la prima volta davanti alla gip per l’interrogatorio di garanza, era il 28 marzo, decise formalmente di non rispondere ma fece alcune dichiarazioni spontanee, chiosando: «Mi dichiaro prigioniero politico e perseguitato dalla Guardia di Finanza di Messina...».
Il suo avvocato, Carlo Merlo, che lo assiste, ha spiegato dopo il secondo interrogatorio che «il dott. Barbera ha smontato il costrutto della Procura in ordine alle contestazioni, evidenziando che gli Ecobonus incassati sono assolutamente corretti, poiché riguardano lavori regolarmente eseguiti per l’installazione dei fotovoltaici. Le somme ove i lavori non sono stati eseguiti non sono mai stati incassati. Tutte le presunte persone offese erano perfettamente a conoscenza dei fatti. In ordine ai familiari - conclude l’avvocato Merlo -, il dott. Barbera ha dichiarato di aver operato in assoluta autonomia senza che gli stessi sapessero alcunché».
L’inchiesta nel frattempo ha tenuto al vaglio dei giudici del Riesame. I giudici hanno rigettato praticamente quasi tutti i ricorsi difensivi, fatta eccezione per il commercialista romano Roberto Pisa, considerato uomo di fiducia di Barbera, di cui è cugino. Per lui, accogliendo l’istanza del suo difensore, l’avvocato Nino Favazzo, hanno sostituito gli arresti domiciliari con la misura interdittiva della sospensione per 12 mesi dalla professione.
Resta quindi confermato il quadro cautelare e delle accuse che sarà vagliato in udienza preliminare, per una vicenda che ha destato molto clamore in città. Nell’ambito dell’inchiesta sono sei le misure restrittive, una in carcere e cinque agli arresti domiciliari decise alla fine di marzo dalla gip Pastore. Il medico di base Barbera è considerato dagli inquirenti a capo di una vera e propria associazione a delinquere.

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