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Messina, dalle telecamere alle bodycam: ecco come le userà il Comune

Un sistema più capillare, ma anche più sofisticato dal punto di vista tecnologico, che però ha delle regole precise, perché di mezzo ci sono i dati personali. La privacy, la vita di tutti i giorni. L’ampliamento del sistema di videosorveglianza del Comune – le telecamere in città si quintuplicano, passando da circa 200 a un migliaio – si accompagna ad un nuovo, necessario regolamento, approvato mercoledì sera dal consiglio comunale (con le sole astensioni del Pd). Regolamento che include anche dispositivi mobili, comprese le bodycam (che meritano un capitolo a parte), le fototrappole, i sistemi di riconoscimento delle targhe e di identificazione, i droni. Gli impianti di videosorveglianza, viene specificato, «non possono essere utilizzati per effettuare controlli indiscriminati o generalizzati sulle persone, né sull’attività lavorativa dei dipendenti e dei collaboratori dell’amministrazione comunale o per qualsiasi altra attività di vigilanza, controllo ed ispezione non giustificata e comunque non prevista o autorizzata». Anzi, devono essere configurati «in modo da raccogliere esclusivamente i dati strettamente necessari per il raggiungimento delle finalità perseguite, registrando le sole immagini indispensabili ed evitando, quando non indispensabili, immagini dettagliate o ingrandite».
Gli obiettivi Ma quali sono le finalità perseguite? Il regolamento le elenca, definendo, dunque, la cornice essenziale dell’utilizzo di questi strumenti: prevenire atti delittuosi o «episodi di microcriminalità commessi sul territorio comunale, assicurando maggiore sicurezza ai cittadini»; tutelare i beni pubblici anche da «eventuali atti di furto, vandalismo, danneggiamento»; monitorare il traffico veicolare e pedonale; tutelare «i soggetti fruitori a vario titolo degli spazi monitorati»; acquisire eventuali prove per altre violazioni amministrative o penali; «svolgere attività di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali».
E poi l’obiettivo principale: «Garantire la sicurezza urbana intesa come il bene pubblico che afferisce alla vivibilità o al decoro della città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, e recupero delle aree o dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio (furti con violenza, ndr), la promozione della cultura del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile».

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