L'esplosione nella fabbrica di fuochi al Villaggio Santo, Messina in ansia per la vita di Giovanni Arigò
Quel botto che non si sarebbe mai dovuto sentire, è arrivato alle 12,30. Un boato che ha squarciato anche il cielo grigio che guardava quelle colline di Bordonaro dove da decenni lavora la famiglia Arigò. Un secondo dopo, solo fiamme e distruzione. Le urla, la paura, il coraggio fino alla corsa verso l’ospedale. È di tre feriti, di cui uno in condizioni gravissime, il bilancio della violenta esplosione avvenuta all’interno di una delle casematte della storica azienda “Arigò fireworks”, fabbrica di fuochi d’artificio del Villaggio Santo. È il titolare, Giovanni Arigò, 42 anni, il ferito che desta più preoccupazione. Ha ustioni in almeno il 90% del corpo e le sue condizioni sono ritenute dai medici del Policlinico serissime. Infatti, in serata è stato trasferito nel centro grandi ustionati di Genova, Villa Scassi. La prefettura di Messina ha organizzato il volo con un aereo militare da Catania. Ad accompagnare il ferito, un infermiere e un medico anestesista del Policlinico. L’azienda sanitaria per tutto il pomeriggio ha cercato, non senza difficoltà, una struttura adeguata che potesse accogliere Giovanni Arigò. Ma in tutto il centro e sud Italia non c’erano “posti letto” per la gravità del caso. Le altre due ferite sono la madre di Giovanni, Giusy Costa (63 anni) e la sorella 37enne Cristina. Nessuna delle due appare in condizioni gravi, ma la madre è stata trasferita in un centro specializzato di Palermo. Resta al policlinico Cristina Arigò. Per entrambe le ustioni sul corpo sono fra il 20 e il 30%. È in un posto molto isolato la fabbrica di fuochi pirotecnici degli Arigò. L’ingresso è alle spalle della chiesa di Bordonaro, ma solo dopo diverse centinaia di metri di una piccola stradina si arriva, oltre la collina, oltre il grande serbatoio d’acqua del Santo, all’insediamento con varie costruzioni. Giovanni è diventato il titolare dell’azienda dopo la morte di papà Giacomo. La sua è la quarta generazione di produttori di giochi pirotecnici, una garanzia di competenza. Secondo la primissima ricostruzione della Polizia (intervenuta con le Volanti, la squadra Mobile, la Scientifica e gli artificieri) Giovanni Arigò stava lavorando all’interno di uno dei depositi del materiale pirico che viene miscelato per realizzare i fuochi. Una struttura isolata e dalle pareti spesse in cemento. Era solo in quella casamatta, quando, per ragioni che potranno essere appurate solo con approfondite indagini, si è verificato un innesco e quindi la detonazione. Così potente da essere stata udita, hanno detto alcuni testimoni, da Santa Lucia sopra Contesse. Un vero boato che ha spazzato via la costruzione, spargendone le parti a decine d metri. Ha sollevato un’alta colonna di fumo grigio, sviluppando un incendio che però non sì è propagato nel resto dell’azienda dove c’è anche una delle abitazioni della famiglia Arigò. E forse proprio da quella casa, mamma Giusy e la figlia Cristina, hanno assistito alla deflagrazione. In pochi istanti si sono gettate fra le fiamme che avvolgevano l’area del deposito e hanno tratto in salvo Giovanni. In quella disperata, concitata azione, madre e figlia hanno riportato le ustioni. Il 42enne, invece, è stato investito direttamente dalla violentissima esplosione e raggiunto dalle fiamme che ne sono scaturite. Gran parte del suo corpo porta i segni di quel rogo e ora saranno i medici liguri di Villa Scassi a fare di tutto per salvargli la vita. L’allarme è scattato immediatamente, e sulla colline di Bordonaro, in pochi minuti sono arrivati la polizia, la Municipale e diversi mezzi dei Vigili del fuoco che per altre 5 ore sono rimasti sui luoghi posti sotto sequestro dalla sostituta procuratrice Stefania La Rosa che ha effettuato un sopralluogo nel corso del pomeriggio. I Vigili hanno spento il rogo e verificato la situazione anche negli altri depositi dove era sistemato il resto del materiale esplodente, constatando che non vi fossero ulteriori pericoli. I tre feriti sono stati a lungo in Rianimazione al Policlinico prima del trasferimento a Palermo e in serata a Catania, prima, e a Genova, poi. «Ci eravamo visti alla bottega pochi minuti prima dell’esplosione – dice una donna accorsa in via Comunale Santo – Giovanni aveva fatto i panini per il pranzo. Proprio poco dopo le 12». C’è chi dalle vicine “Case gialle” di Bordonaro si è catapultato su quelle colline per cercare di capire cosa fosse successo e la scena è stata molto cruda. «Stavamo pranzando con i bambini – dice un giovane padre – e quando abbiamo sentito l’esplosione sono scappato lassù. Ho visto le due signore insanguinate e che urlavano».