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Messina porto “Core”, una battaglia politica che si gioca anche sul Ponte

Dopo l’inserimento di Civitavecchia nella principale Rete transeuropea, ora tocca al sistema dello Stretto. I numeri sono inequivocabili: primo per passeggeri in Europa, tra i principali scali croceristici del Mediterraneo

Il porto passeggeri più trafficato d’Europa, uno dei più importanti scali croceristici del Mediterraneo. Non scopriamo certo oggi la rilevanza del porto di Messina che, però, oggi può assumere un ruolo ancor più prestigioso sulla scacchiere euromediterraneo. Tutto ruota attorno alla possibilità di inserire Messina, con il sistema dei porti dello Stretto (e dunque, Milazzo, Reggio Calabria e Villa San Giovanni), tra i porti “core”, che rappresentano il “cuore” dell’organizzazione marittimo-portuale del Vecchio Continente.

Dove eravamo rimasti? Con l’adozione del nuovo Regolamento votato di recente dal Parlamento europeo, è stato aggiornato lo scenario delle Reti di trasporto Ten-T, che coinvolgono strade, ferrovie, porti, aeroporti, collegamenti stabili e dinamici. Per l’Italia le novità sono state di assoluto rilievo, con l’incremento dei Corridoi (da 4 a 5) che interessano il nostro Paese e che sono lo Scandinavo-Mediterraneo (quello che passa dal Valico del Brennero allo Stretto di Messina e che unisce Helsinki e Palermo); il Corridoio Mediterraneo, che parte dalla Spagna e arriva in Ucraina; il Corridoio Mare del Nord-Reno-Mediterraneo, che ha uno sbocco nel “Mare Nostrum” attraverso il porto di Genova; il Corridoio Mar Baltico-Mar Adriatico, che collega Austria, Slovenia ai porti adriatici di Trieste, Venezia, Ravenna, passando per Udine, Padova e Bologna, arricchito, sul lato italiano, dal prolungamento della “Dorsale Adriatica” fino a Bari. Il quinto Corridoio è quello dei Balcani Occidentali, con l’inserimento di “Trieste-Lubiana” e della nuova tratta “Bari-Durazzo-Skopje-Sofia”.

In tale contesto, altra novità importante è stata l’inclusione del porto di Civitavecchia (che è anche, di fatto, lo scalo portuale di Roma), nella Rete centrale, quella dei porti “Core”. E poi, come più volte sottolineato, nel nuovo Regolamento è stata inserita la previsione del Ponte sullo Stretto di Messina. Inoltre, nella Rete globale (“Comprehensive network”), sono state inserite numerose sezioni ferroviarie come la chiusura dell’anello ferroviario siciliano che collega i nodi di Caltanissetta, Agrigento, Licata, Gela, Pozzallo e Siracusa.

Il sistema portuale laziale, che comprende Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, è, dunque, diventato un porto core delle Reti transeuropee di trasporto. Il riconoscimento è avvenuto il 24 aprile scorso con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. In realtà, si tratta della conclusione di un lungo percorso di riconoscimento, che risale al 1996 ma che, in concreto, è sttao avviato negli ultimi tre anni, prima con la Commissione europea e successivamente con il voto del Parlamento Ue.

Ed ecco che torniamo a Messina. La strategicità dello Stretto, nello scenario euromediterraneo, confermata dall’inserimento del collegamento stabile tra le opere prioritarie della Ue, porta a pensare che l’iter per il riconoscimento anche del nostro sistema portuale all’interno delle Reti “Core” può essere completato nell’arco di un tempo ragionevolmente breve. Ma perché è importante tale riconoscimento? Perché, come spiegano i principali esperti internazionali, Messina e lo Stretto potrebbero accedere a programmi di finanziamento dedicati per sviluppare e mantenere la rete portuale e trasportistica efficiente. Per Civitavecchia, ad esempio, ciò comporterà la possibilità di avere risorse aggiuntive nell’ordine di decine di milioni di euro, che altrimenti non sarebbero arrivate. Come ha affermato il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Lazio, far parte della Rete “Core”, è una «occasione per lo sviluppo e la crescita occupazione del porto e di tutto il territorio».

È una partita essenzialmente politica. La stessa che è stata giocata negli anni scorsi quando furono inseriti due porti siciliani nella Rete Ten-T dei porti “Core”, Palermo (capoluogo della Regione e, dunque, scelta quasi d’obbligo) e Augusta (e qui a svolgere un ruolo politico determinante fu l’allora ministra siracusana del Governo Berlusconi, Stefania Prestigiacomo). La classe politica messinese non sembra voler affrontare simili questioni, che sono fuori dall’agenda dei partiti e degli schieramenti. E questo ci riporta agli anni nei quali era stato deciso che il porto di Messina dovesse essere “retrocesso” e accorpato a Gioia Tauro, secondo una decisione improvvida dei Governi nazionali dell’epoca, contro la quale fece una meritoria battaglia il M5S, con in testa l’allora deputato messinese Francesco D’Uva.

La costruzione del Ponte comporterebbe automaticamente il riconoscimento di Messina come porto “Core”? Dal ministero dei Trasporti rispondono di sì. Ma in ogni caso questa è una di quelle sfide politiche che tutto il territorio dello Stretto ha il diritto-dovere di intestarsi e di vincere. Al di là delle contrapposizioni ideologiche che infuriano sul collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.

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