Che il “ritorno” di Cateno De Luca fosse destinato a far rumore era nelle previsioni. Qualcuno pensava che ci si sarebbe ritrovati di fronte al più classico dei rimpasti di metà percorso, e invece l’incursione del leader di Sud chiama Nord a Palazzo Zanca ha vesti diverse. Una sorta di lunga “verifica politica” con De Luca supervisore. Al punto da far dire ai tre consiglieri comunali del Partito democratico – Felice Calabrò, Antonella Russo e Alessandro Russo – che «l’amministrazione Basile è stata commissariata». Anzi, per il Pd si prende semplicemente atto «di una realtà chiara ed evidente fin dal giugno 2022», con De Luca pronto a tornare «evidentemente quale salvatore della patria». Un politico, attaccano i Dem, che si è scoperto «elettoralmente debole» e che «tenta, nell’unico modo possibile, di mantenere alta l’attenzione sulla sua persona, che poi di fatto è il solo strumento per il raggiungimento dell’obiettivo, mai celato, di governare la Regione siciliana, nonostante, dopo la vittoria a Taormina, abbia inanellato una delusione dopo l’altra». Secondo Calabrò e compagni «le criticità amministrative evidenziate da De Luca, sono già state oggetto, in più occasioni, di puntuale valutazione e connessa contestazione da parte del gruppo consiliare del Pd. Altra cosa è, invece, l’allarme lanciato su un eventuale ostruzionismo da parte dei governi, nazionale e regionale», tema sul quale «si impone una seria ed approfondita verifica, tendente a garantire la tutela dei diritti primari della città di Messina, senza strumentalizzazioni da parte di chicchessia». Resta la riflessione sul dato politico: «La costante esigenza-necessità di De Luca di monopolizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, di mantenere altissimo il livello della propria visibilità, in relazione alla propria ambizione personale, legittima per carità, di poter nuovamente tentare la scalata a Palazzo d’Orleans, non può avere come strumento principale la gestione amministrativa di una città metropolitana, gestione, peraltro, abbandonata volontariamente non più tardi di due anni or sono. La buona amministrazione, infatti, ha come conseguenza la premialità delle urne; di contro, l’amministrazione non può e non deve essere piegata o intesa quale strumento, fine a se stesso, per il raggiungimento di altri obiettivi». E invece l’iniziativa di De Luca, secondo il Pd, finisce per influire sul suo successore a Palazzo Zanca, Federico Basile: «Ha acclarato la debolezza di un sindaco, costretto ad annuire come se fosse concorde a questo vero e proprio ingabbiamento del suo ruolo, la debolezza di un’intera classe dirigente, dinnanzi al volere del capo. Il sindaco di una città regolarmente eletto non può subire il controllo di nessuno, pur se celato da forme di “consulenza”, che nel caso di De Luca significa comando. Altrimenti tragga le dovute conclusioni». Un duro affondo, forse il più duro da quando Basile è sindaco, al quale non risponde quest’ultimo, ma il coordinatore cittadino di Sud chiama Nord, Nino Carreri: «Prima “De Luca ha abbandonato Messina per i suoi interessi”, adesso “De Luca commissaria Basile”. Basterebbe semplicemente dire che De Luca sta a Messina come Messina sta a De Luca. Una semplice e scontata equazione per rispondere alle voci che si rincorrono sulla decisione di Cateno De Luca di tornare ad occuparsi di Messina. Questo fa paura probabilmente a chi non è mai riuscito a tenere un confronto, evitandolo anche».