Questa microstoria ci ricorda come la vita sia fatta da corsi e ricorsi storici. E di sogni appesi. Valigie di cartone arrangiate. Lacrime che ci sono, che scorrono invisibili, che nessuno riesce a vedere. Vilma Scaravilli è un'insegnante in pensione, proveniente dall'Argentina, che ha voluto esaudire il desiderio acceso e nostalgico di suo nonno: ritornare alle origini. Basilio Scaravilli, classe 1907, il più grande di sei fratelli, alla morte del padre, partì per l'Argentina, da clandestino. E lì, ebbe quattro figli. Tra i quali, appunto, il padre di Vilma. Purtroppo, a causa della morte prematura del padre, la figlia non ebbe più contatti con i parenti. E grazie all'aiuto dell'Amministrazione comunale di San Marco d'Alunzio, adesso, è riuscita a conoscerli e chiudere un cerchio. «Non scorderò mai – racconta Vilma – il giorno in cui mio padre, piangendo, disse “non potevo esaudire il desiderio di mio padre di portarlo nella sua terra natale”. Lo ricordavo sempre e mi ripromisi che un giorno io, sua nipote, avrei in qualche modo esaudito il suo sogno». Vilma è emozionata per il raggiungimento della sua missione speciale e qualche anno fa ha iniziato a programmare il suo viaggio in Italia, in Sicilia, con le poche informazioni che aveva e l'adrenalina a mille. «Un giorno di non molto tempo fa – ricorda – una parente di mia madre mi mostrò la foto di un fratello di mio nonno morto nel 2021 dove c'era scritto "Nato in Italia, Messina, a San Marco d'Alunzio. E In quel momento ho cercato su Google maps una foto satellitare, uno scatto, che si avvicinava. Apparve il paese: il mio corpo tremava, e le lacrime scorrevano dai miei occhi. E in quel momento ho deciso di andare nel piccolo centro dei Nebrodi dove erano custodite le mie radici». La signora qui, oggi cinquantanovenne, è stata accolta con affetto dal primo cittadino, Filippo Miracula, che porta avanti il turismo delle radici in uno dei borghi più accoglienti e internazionali d'Italia. Turismo delle radici che proprio da Messina, e da diversi centri della provincia, sta prendendo sempre più piede, grazie anche all’impegno straordinario di associazioni e della stessa Università, in particolare con il prof. Filippo Grasso. «Il nonno era un grande lavoratore. Lavorava nei campi, allevava i cavalli e gli animali, e ancora nelle cave e nei cementifici. Ora che ho conosciuto il suo paese natale – sottolinea – e la sua terra d'origine, ho capito il perché fosse così legato alla Sicilia. Luoghi, odori e paesaggi, incantevoli e meravigliosi, che per certi aspetti mi ricordano anche alcuni luoghi argentini. Posti indimenticabili e che ti rimangono nel cuore. Avevo il sogno di visitare San Marco d'Alunzio e all'inizio volevo venire in Sicilia solo per esaudire il desiderio di mio nonno, che era quello di tornare nella sua terra. Conoscere la sua gente e vedere negli occhi di tante donne e di tanti uomini i volti e gli occhi di mio padre. Mi sono riconosciuta negli abitanti e sono stata accolta da loro e dal sindaco a braccia aperte». E non poteva essere altrimenti considerando il trascorso di chi amministra questo paradiso che racconta spesso la sua esperienza di vita. Filippo Miracula, il sindaco pro-accoglienza. E parla per lui la sua vita. Sua madre, a otto anni, lo ha mandato a imparare un mestiere. A 14 era un sarto sopraffine e si è ritrovato ad essere migrante in Svizzera con una tessera non valida per l'espatrio. Poi il ritorno in Sicilia, con il desiderio di ricostruire speranza in un luogo che alla fine diventa la casa di tutti. Che manca. Sempre. «La prima parola – il racconto si tinge di note commoventi per la signora in cerca della sua identità familiare – che mi viene in mente quando penso ai migranti è angustia. Sradicamento. L'ho sperimentato in Italia e anche con gli italiani che vivono in Argentina, non dimenticano mai la loro terra amata come mio nonno». E resta alla fine una grande certezza su ciò che si farà: « Se Dio vorrà e se la mia salute me lo consentirà, tornerò nella terra baciata dal sole per condividere momenti di gioia e di serenità con i miei parenti ritrovati e con i miei nuovi amici. Devo fare un ringraziamento speciale a Walter Arcodia, che mi ha aiutato tanto a ritrovare la mia famiglia e le mie origini. Questo è stato uno dei momenti più importanti, piacevoli, felici e costruttivi della mia vita. E oggi, – conclude – posso dirlo a gran voce: mi sento una vera siciliana. E lo dico con gli occhi lucidi».