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Milazzo, portuali a rischio cassa integrazione: coro di proteste e appelli

«Il porto dovrebbe essere simbolo di ricchezza e non di povertà». Sono disperati i portuali mamertini consapevoli di essere davvero ad un bivio: rimanere senza lavoro e senza reddito e doversi accontentare per un periodo limitato della cassa integrazione. Hanno preso atto dell’appello del sindaco ad aprire un tavolo permanente con l’Autorità portuale, ma sperano che non si tratti della «solita iniziativa politica che alla fine risulti improduttiva. Anche perché – aggiungono – di questo porto non si è mai interessato nessuno». “Ai portuali – affermano i sindacati, pronti a mobilitarsi – interessa soltanto tornare nel luogo in cui hanno operato per anni e questa è una condizione imprescindibile della nostra battaglia. Non è possibile non mantenere l’impegno formale sottoscritto con la convenzione che prevede sino al 2027 l’impiego della loro cooperativa. Non c’è alcuna giustificazione e anzi sarebbe opportuno che le Istituzioni si attivassero per far sì che l’Autorità di sistema riconsideri il ruolo di questo porto che è strategico per loro visti i riscontri economici che assicura».
L’esasperazione delle maestranze è dettata dal vitale bisogno di sostenere le loro famiglie. E in tale contesto anche i sindacati hanno ribadito la situazione di grande emergenza non solo occupazionale ma anche sociale, visto che molti portuali sono gli unici a portare un reddito a casa.
A prendere posizione, dopo Midili, sono stati i gruppi consiliari di maggioranza “Città futura” e “Milazzo 2020” che chiamano l’Autorità portuale alle sue responsabilità.

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