Sono giorni piuttosto convulsi per il comparto dei rifiuti, in città e non solo. Impiantistica, Tari, nuovo piano tariffario, esenzioni. C’è tutto questo in padella e qualcosa potrebbe rischiare di bruciarsi. Su tutto il tema dello smaltimento della frazione indifferenziata dopo che l’impianto di riferimento per la Sicilia orientale, quello di Lentini, è stato chiuso per un problema autorizzativo, saltato fuori dopo due anni di attività con trasferimento all’estero del prodotto lavorato. Tantissimi comuni della provincia, oggi, dovrebbero sapere dove scaricare i loro rifiuti. L’alternativa la deve trovare il governatore Schifani potendo contare, però, solo su tre altre grandi “discariche” : Trapani, Caltanissetta e Siculiana. Messina, come città, si è chiamata fuori, trovando, tramite Srr, la soluzione a Termini Imerese, dopo aver completato una gara d’appalto ad hoc che ha dato i suoi frutti, proprio quando più serviva. Nel frattempo, il governo centrale ha spostato dal 30 giugno al 20 luglio la scadenza per l’approvazione del piano tariffario della Tari da parte dei comuni. Una proroga che farà piacere a tutti i comuni della Sicilia orientale perché ci sono più margini per poter far sì che la Regione approvi un testo con cui autorizza un sostegno di 50 milioni a quelle municipalità che hanno sostenuto extracosti per lo smaltimento all’estero dei loro rifiuti negli ultimi 2 anni. Un sostegno economico che a Messina vale almeno 5 milioni di euro e che potrebbe alleggerire il peso della Tari. Palazzo Zanca ha già annunciato un taglio del 30% rispetto la 2023 e quindi, se i soldi arriveranno per tempo, l’amministrazione dovrà decidere se rivedere il piano tariffario che è già pronto o conservare il “tesoretto” per il prossimo anno.