Nel lungo elenco degli espropriandi pubblicato dalla società “Stretto di Messina” c’è anche l'Università peloritana. Tant’è che i tecnici hanno predisposto delle osservazioni, che secondo i vertici dell'Ateneo vanno «sottoposte all’attenzione della società appaltatrice, al fine di individuare soluzioni progettuali alternative, varianti dei tracciati o dei percorsi individuati per le opere secondarie, maggiormente compatibili con gli interessi dell’Ateneo e, più in generale, di tutto il territorio cittadino, che dall’esecuzione dell’opera potrebbe subire pregiudizi irreversibili». Un’indicazione tecnica, ma non solo: una presa di posizione precisa, messa nero su bianco in una delibera approvata, su input della rettrice Giovanna Spatari, prima dal Consiglio d'amministrazione e poi dal Senato accademico.
Le due aree che interessano l'Ateneo sono in alcune porzioni della cittadella universitaria dell'Annunziata e a Papardo, per lo più particelle destinate ad occupazione temporanea, in minima parte a espropri veri e propri. Quanto basta per far dire all'Università che «emerge in maniera evidente come gli interventi previsti siano di forte impatto per il patrimonio immobiliare di Ateneo, coinvolgendo aree urbanizzate e frequentate da un elevato numero di utenti, non solo universitari». Entrando nel dettaglio, «le porzioni di terreni ubicati al Polo Annunziata e interessate dal progetto in questione, sono collocate tra una serie di impianti sportivi fruiti non solo dalla popolazione studentesca, ma anche dalla cittadinanza cui l’Ateneo, nell’ambito dello svolgimento della terza missione, si è aperto al fine di fornire servizi e strutture per il bene della collettività. È di tutta evidenza che la fase esecutiva degli interventi causerebbe notevoli disagi all’utenza con conseguenti ricadute negative per l’Ateneo, anche dal punto di vista economico». Inoltre «la porzione oggetto di esproprio per 83 mq costituita dalla part. 1659, è posta nelle immediate vicinanze della piscina olimpionica che, a seguito della realizzazione del limitrofo svincolo autostradale, ha già subito consistenti danni strutturali, provocati da un parziale cedimento del terreno circostante, che ne ha compromesso la planarità».
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