Messina

Martedì 22 Ottobre 2024

Ponte sullo Stretto: via libera dal Consiglio Ue

Gli scenari sono i contenitori, le opere infrastrutturali sono i contenuti. Qualunque sia il giudizio sul Ponte, non si può non tener conto che il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria fa parte integrante della Rete transeuropea dei Trasporti (Ten-T), che collega oltre 420 grandi città e aree metropolitane dell’Unione europea. E ieri il Consiglio Ue ha confermato, da Lussemburgo, l'intesa raggiunta con gli Stati membri nel mese di dicembre del 2023, che prevede, tra i punti principali, l'inclusione di un riferimento allo Stretto di Messina, per aggiungere al Corridoio “Scandinavo-Mediterraneo” la previsione del «collegamento fisso o Ponte». Un inserimento indispensabile perché l’Europa possa stanziare un contributo per la progettazione e poi co-finanziare l’infrastruttura strategica, come è stato fatto per tutte le altre grandi opere realizzate, o in corso di esecuzione, nel Continente. Il «collegamento fisso o Ponte» è uno dei “contenuti” previsti nel “contenitore”, cioè in quello scenario che punta ad arrivare alla fine del 2030 completando il quadro di infrastrutture della Rete centrale ed elettrificando la rete ferroviaria, considerata la principale “locomotiva” dei trasporti europei (il treno è il mezzo più ecologico, molto di più che non navi e aerei). Prima di completare la Rete globale entro il 2050, la revisione introduce una tappa intermedia al 2040 in cui è previsto il completamento della Rete centrale estesa per permettere ai treni con passeggeri di raggiungere i 160 km/h di velocità. In questo lasso di tempo, la raccomandazione che era stata data anche in precedenza, sia dalla Commissione sia dal Parlamento Ue, è quella relativa all’eliminazione di tutti i cosiddetti “colli di bottiglia”, che impediscono il collegamento stabile tra i punti principali della mappa d’Europa. Tra quei “colli di bottiglia” o strozzature, che dir si voglia, c’è lo Stretto di Messina. C’è un ulteriore aspetto da evidenziare: le linee guida pongono l'accento sulla cosiddetta “mobilità militare”, incalzando i Governi nazionale «a tener conto di esigenze militari nella costruzione o nell'ammodernamento di infrastrutture».

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