Torna alla ribalta la controversia tra Messinambiente in liquidazione e Palazzo Zanca, con i curatori fallimentari dell’ex società di gestione del servizio di raccolta rifiuti che reclamano circa 40 milioni di euro. Del caso si sta occupando il Tribunale civile di Palermo e, nei giorni scorsi, la giudice Emanuela Piazza ha firmato un’ordinanza che dispone un’ulteriore perizia. Nel provvedimento si specifica che «gli ex amministratori della Messinambiente spa nei cui confronti il Comune chiede di estendere il contraddittorio non hanno alcun obbligo di garanzia nei confronti dell’Ente locale, prospettandosi eventualmente la loro responsabilità come di natura totalmente diversa rispetto a quella del socio pubblico controllante, seppure in astratto possibilmente concorrente nella causazione del medesimo danno»; infatti, si rileva che «la responsabilità del Comune deriverebbe dalla violazione da parte del socio unico pubblico dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale, che avrebbero determinato secondo la prospettazione del fallimento la perdita totale del patrimonio netto della società, e quindi il suo fallimento, mentre l’eventuale responsabilità degli amministratori deriverebbe dalla violazione degli obblighi su di essi incombenti», secondo quanto stabilito dal codice civile.