C’è da registrare una restituzione parziale di beni nell’ambito del maxi procedimento Nebrodi contro la mafia dei pascoli dei gruppi tortoriciani sulle truffe agricole, in corso di svolgimento in appello.
A marzo scorso la Guardia di Finanza aveva eseguito su delega della Distrettuale antimafia di Messina, un sequestro di beni a carico del 56enne Antonio Caputo, ex sindaco di Cesarò, in questo caso coinvolto come gestore di un Centro di assistenza agricola a Cesarò, che in primo grado è stato assolto dal reato più grave di concorso esterno all’associazione mafiosa e condannato per truffa. Tra i cosiddetti “terzi interessati” era coinvolta anche la figlia Amelia. In attesa dell’udienza di trattazione che è fissata davanti ai giudici della Prevenzione di Messina per il prossimo 3 luglio, il loro legale, l’avvocato Tommaso Calderone, è riuscito ad ottenere un provvedimento “interinale” dimostrando con il deposito di alcuni atti e di una consulenza tecnica che per quanto riguarda la figlia la provenienza di alcuni beni è perfettamente lecita, anche perché deriva in maniera cartolare da finanziamenti pubblici.
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