Le donne del clan Lo Duca a Provinciale. Che consigliavano, facevano da messaggere, convocavano accoliti, risolvevano. Erano Anna Lo Duca e Maria Puleo. Erano - scrivono i giudici -, le due donne del sodalizio, ponevano in essere, senza che alcuno osasse rifiutare o declinare un interfaccia con il Lo Duca per diverse situazioni da gestirsi. Anna Lo Duca Di Anna Lo Duca i giudici scrivono tra l’altro della certa e volontaria partecipazione alle attività associative, il cui indice è proprio quello di fungere da “messaggera” e da latrice delle richieste di convocazione diramate dal fratello, contattando sodali, conoscenti e personaggi con cui Giovanni Lo Duca voleva volta a volta interloquire, mettendosi sempre a disposizione del fratello ed indicando sempre, come luogo degli incontri, proprio i pressi del suo bar, dal quale si vorrebbe volesse invece cacciare il fratello. E ancora i giudici su quest’ultimo punto, sulle presunte perplessità della sorella, scrivono: le perplessità mostrate dalla donna sulla conduzione del gruppo e sulle abitudini operative del fratello, infine, non rappresentano presa di posizione di distanza dalle attività associative, ma solo mere preoccupazioni per la propria specifica attività imprenditoriale e per la stessa incolumità e tutela della libertà del fratello, sottintendendosi, nei discorsi e nelle esternazioni della donna sulla eccessiva frequentazione degli spazi antistanti il proprio bar da parte del germano, evidenti ragioni di tutela associativa tese a non fare esporre troppo Lo Duca Giovanni ed a non far focalizzare troppo eventuali attenzioni sui luoghi usualmente teatro della gestione del gruppo mafioso. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina