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Messina, isola pedonale di viale San Martino: nuova “battaglia” al Tar

Ricorso di 14 esercenti contro la scelta dell’Amministrazione

Riesplode la “guerra” dell’isola pedonale di viale San Martino con una seconda “battaglia” sul campo del Tar di Catania. Dopo la prima “vittoria” di Palazzo Zanca, lo scorso dicembre, che legittimò la scelta dell’Amministrazione Basile di vietare al transito veicolare una parte dell’arteria che attraversa il cuore commerciale della città, il ricorso di alcuni operatori economici contro l’isola e la posizione di Palazzo Zanca sono stati discussi martedì scorso davanti ai giudici amministrativi. Che si sono riservati la decisione.
In particolare, 14 titolari di esercizi del Viale e vie limitrofe, assistiti dall’avvocato Giuliano Saitta, chiedono l’annullamento della delibera di Giunta n. 315 del 23 giugno 2023 con la quale è stato adottato il Piano urbano della mobilità sostenibile. Rilevano che, in primis, «valorizza l’incremento delle aree pedonali come un valore “fine a se stesso” e non individua alcuna delle esigenze di rilievo pubblicistico (sicurezza della circolazione, salute, ordine pubblico, patrimonio ambientale e culturale)». Inoltre, «la previsione della chiusura integrale al traffico della principale arteria stradale del centro avrebbe dovuto essere corredata da una approfondita istruttoria finalizzata ad analizzare gli effetti della pedonalizzazione del Viale sul traffico che si riverserà nelle strade circostanti (le vie dei Mille e Ugo Bassi) e sulla disponibilità di parcheggi: le vetture saranno dirottate sulle ben più anguste strade circostanti, con intasamento delle stesse e maggiori difficoltà di reperire stalli» di sosta». Poi, si contesta il fatto che il Comune, «non ha effettuato analisi sull’ingolfamento veicolare che deriverà alle strade del centro cittadino a causa dell’impossibilità per le vetture di accedere allo snodo ben più ampio costituito dal viale San Martino; per i parcheggi, si è limitato a prevedere un aumento della capienza di una delle due aree ubicate nel centro, in piazza Campo delle Vettovaglie, di soli 92 posti, con la precisazione che la pedonalizzazione costituisce un obiettivo di breve periodo (2-5 anni) mentre l’incremento delle aree di parcheggio uno di lungo periodo (5-10 anni) e che, quindi, nell’immediato non vi saranno stalli di sosta sufficienti». E «non ha neppure preso in considerazione il fatto che tutti gli esercizi che prospettano sul Viale saranno “tagliati fuori” dal traffico veicolare e meno accessibili da parte dei cittadini. Rilievi pure circa il «mancato coinvolgimento della cittadinanza» nell’iter decisionale e «la previsione di proposte progettuali alternative».
Nella linea di Palazzo Zanca, enucleata ai giudici dall’avv. Santi Delia «si eccepisce l’inammissibilità del ricorso per mancata impugnazione degli atti presupposti nonché per la tardività delle censure solo oggi rivolte agli atti meramente esecutivi degli stessi». Ancora: «Il Pums non è ancora uno strumento operativo e non vi è interesse alla sua contestazione rendendo, dunque, allo stato improcedibile l’impugnazione», «a fronte di provvedimenti limitativi della circolazione veicolare, non sono censurabili nel merito, da parte del giudice amministrativo, le scelte discrezionali dell’Amministrazione, purché assunte secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità e sulla base di un’adeguata istruttoria». Nella fattispecie, «la pedonalizzazione di parte del centro cittadino, non è affatto scollegata dal resto del Piano ma, a contrario, volta a sollecitare, l’utilizzo dei mezzi pubblici con la creazione di decine di nuove aree a parcheggio di interscambio ove, nell’obiettivo generale del Piano, il cittadino può lasciare il mezzo proprio in comodità e raggiungere il centro con il mezzo pubblico di collegamento dedicato. In giurisprudenza si è messo in luce come la libertà di iniziativa economica non venga limitata tutte le volte in cui si limita la circolazione solo al veicolo privato».

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