Messina

Domenica 24 Novembre 2024

Messina, così il Comune ha speso 153 milioni: il punto sulla gestione dei Pon Metro

«Tutti i progetti finanziati con il Pon Metro, per oltre 150 milioni di euro, sono stati appaltati o sono in corso di completamento». Così Salvo Puccio, direttore generale del Comune e, soprattutto, colui il quale gestisce la macchina dei finanziamenti europei, ereditata dall’ex assessora Carlotta Previti, prova a chiudere un caso trasformato nell’ennesima querelle da campagna elettorale di un triangolo politico che ha una particolarità: le tre “punte”, alle elezioni di due anni fa, giocavano tutte per la stessa squadra. E cioè il sindaco Federico Basile, il suo alleato numero uno di allora, Nino Germanà, e la sua assessora del tempo, Dafne Musolino. Ma quando di mezzo c’è la caccia al voto, si sa, la chiarezza rischia di essere sacrificata. Proviamo, allora, a fare un po’ d’ordine numeri alla mano, per capire com’è andata davvero con questi fondi, se effettivamente qualcosa si è perso per strada, cosa, invece, è stato realizzato e cosa si potrà ancora realizzare. Provando a orientarsi tra tecnicismi e acronimi. La “cassaforte” di partenza – bisogna tornare al 2016 circa – si chiama Pon Metro 2014-2020, che sta per Piano operativo nazionale Città metropolitane. Il finanziamento destinato a Messina è stato rimodulato più volte, in particolare con il deflagrare della pandemia da Covid (fu approvato uno specifico regolamento europeo, chiamato React-Eu), e oggi supera i 160 milioni di euro. Nel frattempo arriva anche il Poc Metro, ossia il Programma operativo complementare, che è sostanzialmente un “supporto” al Pon Metro, pensato per i comuni metropolitani collocati nelle cosiddette Rms, “Regioni Meno Sviluppate”. Volendo semplificare al massimo: chi non arriva a spendere i propri fondi con il Pon, può farlo con il Poc, che quindi diventa una sorta di “cuscinetto”, di piano B. Pon e Poc vedono la luce tra il 2016 e il 2017, poi, a fine 2020 – dopo la prima ondata di Covid – viene creato un nuovo “capitolo” del Poc, si chiama Ambito IV, e ha uno scopo: garantire la prosecuzione dei progetti che in un primo momento erano previsti nel Pon, ma che poi sono stati sostituiti da interventi emergenziali legati alla pandemia. L’ultimo aggiornamento risale all’8 marzo scorso, quando si è tirata una linea ed è venuto fuori questo risultato finale: il totale delle risorse di Pon Metro e Ambito IV del Poc è pari a 164,7 milioni, di cui 153 milioni del Pon (compresi oltre 6 milioni di spese emergenziali) e 11,6 milioni del programma complementare. È da qui che bisogna ripartire per provare a fare il punto, tenendo conto anche del fatto che ogni piano ha le proprie scadenze, entro le quali i soldi vanno spesi. Per il Pon 2014-2020, quello da cui si è partiti, la scadenza era il 31 dicembre 2023. A quella data il Comune aveva speso 117,3 milioni di euro, ed è qui che entra in gioco il piano complementare, il Poc, che offre due salvagente: l’Ambito IV, appunto, che però pone una scadenza ravvicinata, il 30 giugno prossimo; e l’Ambito I, che invece concede più tempo, con la deadline fissata al 31 dicembre 2026. Così il Comune ha avuto la possibilità di suddividere il pacchetto di interventi del Pon Metro non perfezionati entro la fine dell’anno scorso o, comunque, non ancora completati, a seconda dello stato d’avanzamento: quelli più a buon punto – per un totale di 11,6 milioni di euro – sono stati “spostati” sull’Ambito IV del Poc, e quindi verranno completati entro il prossimo mese (alcuni, in realtà, sono già stati chiusi); quelli per i quali serve più tempo, invece – per un totale di 34 milioni –, sono stati dirottati sull’Ambito I del Poc, e potranno essere conclusi entro due anni e mezzo. «A oggi abbiamo speso 153 milioni di euro», dice Puccio. E buona parte di quei 153 milioni si toccano con mano. Qualche esempio: i vari interventi di efficientamento energetico degli impianti di pubblica illuminazione (da Mortelle a Galati), la Family Card durante l’era Covid, la riqualificazione di Villa Dante e del parco Aldo Moro, ForestaMe, il restyling di piazza del Popolo, l’automazione dei parcheggi Cavallotti, Zaera e Fosso, gli abbonamenti MoveMe, i nuovi manti stradali in alcune vie strategiche, le demolizioni in chiave I-Hub, i progetti Estate Addosso, la digitalizzazione di buona parte della macchina amministrativa. Altri interventi (inseriti nei due Ambiti del Poc) sono in corso, da completare o in embrione: altri progetti in ambito digitale (come Urbamid, Messina Città connessa, MeSm@art), il “tesoretto” che continua a finanziare i programmi di “Messina Città della musica e degli eventi” (caso esemplare di progetto “aperto”, nel quale già si è speso tanto, ma che non viene ancora considerato concluso), altre operazioni di efficientamento energetico (all’Acquario al Palarescifina al municipio, più altri immobili), il prossimo Estate Addosso, il completamento di ForestaMe, lo Smart Parking (i famosi dischi blu negli stalli di sosta), i percorsi dell’abitare nel risanamento. Piccolo capitolo a parte meritano i 16 milioni di euro che il Comune, a marzo, ha restituito al Governo. L’Autorità di gestione creata dal Governo nazionale, infatti, aveva attivato la cosiddetta “procedura semplificata di trasferimento fondi”, dicendo, sostanzialmente, ai Comuni: per aiutarvi a chiudere più partite possibili entro il 31 dicembre 2023, vi trasmettiamo delle somme. A Palazzo Zanca erano andati poco più di 56 milioni, ma il Comune si è reso conto di aver bisogno, in quella fase, di circa 40 milioni (va considerato che in molti progetti, tra economie e ribassi d’asta, si generano spesso delle differenze “per difetto” in corso d’opera). Da qui la restituzione dei 16 milioni “avanzati” che, tecnicamente, non possono essere considerati fondi persi. Per capire in maniera definitiva se e quanto si sarà speso in questo lungo processo del Pon, invece, si dovrà aspettare la fine del 2026. Ma nel frattempo, c’è da giurarci, nuovi acronimi attendono dietro l’angolo.    

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