Comprendiamo tutto: la campagna elettorale, le promesse, le battaglie per i propri territori. Ma che uno dei principali esponenti del Pd italiano, l’ex segretario nazionale, già presidente della Regione Lazio e oggi candidato alle Europee, Nicola Zingaretti, dica che i fondi del Ponte sullo Stretto sottraggono risorse a Roma Capitale, alle sue infrastrutture e alle sue Metropolitane, è francamente fastidioso, se non inaccettabile per un politico al quale si chiede una visione generale e strategica dell’intero Paese, che va dal Tunnel del Brennero fino a giù, e non a Napoli o a Eboli, ma ancora più giù. Sì, fino a qui, a quello Stretto che per decenni è stato completamente ignorato dalle politiche dei Governi che si sono succeduti. L’assessore capitolino Patanè e Zingaretti accusano il ministro Salvini di aver indicato al coordinatore del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, Pat Cox, un’unica priorità, quella del Ponte. Povera Roma, tutti quei miliardi nell’Area dello Stretto, quando si sarebbero potuti destinare alla «prosecuzione della Metropolitana B da Rebibbia a Casal Monastero, l’upgrading del Filobus 90 express in BRT con un ampliamento della flotta, la realizzazione del nodo di scambio tra il Gra all’uscita Casilina e la stazione di Metro C Giardinetti, interventi di miglioramento sull’intermodalità in diverse stazioni, come Garbatella, Libia/Nomentana, Ponte lungo-Tuscolana, l’ampliamento della flotta con 60 bus elettrici per il centro storico, i due corridoi tangenziali tranviari non finanziati Marconi-Subaugusta e Ponte Mammolo-Ionio-Sant’Andrea, e l’estensione del filobus Laurentina-Tor Pagnotta al Campus Biomedico e Trigoria». Vedete a quante opere si stanno sottraendo fondi, per dirottarli verso un’infrastruttura che, al di là delle tesi a favore o contrarie, ha un vero grande “torto”: è stata concepita nel profondo Sud, dove solitamente arrivano le “briciole” lasciate dai progetti pensati per il Centro-Nord.