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Messina, la strage di gatti al Macello: veleno o altra pista?

La sezione di Pg della Municipale relazionerà alla Procura sulla strage dei felini: c’è anche l’ipotesi di un’aggressione di un branco di cani

Quei lenzuoli bianchi dentro i quali c’erano i corpicini dei 13 gatti trovati morti domenica mattina, non potevano non scuotere le anime, anche quelle meno sensibili. Chi o cosa può aver fatto quella strage? La prima ipotesi, quella dell’avvelenamento che qualche volontaria che si occupa del rifugio realizzato nell’area dell’ex Macello ha avanzato, non è l’unica sul tavolo di chi sta indagando. Da alcune foto si notano evidenti macchie di sangue sulle carcasse e qualche segno di aggressione, ma solo su alcuni gatti. Oltre a quella dell’avvelenamento, dunque c’è anche chi ipotizza che possa essere penetrato nella struttura uno (o più cani) che avrebbero aggredito gli animali. Ieri la Polizia municipale, con il coordinamento del comandante Giovanni Giardina, ha sentito diverse persone in qualche modo coinvolte nella gestione della colonia e che potrebbero essere in grado di dare informazioni utili sulla dinamica.
Sul tema è intervenuto ieri anche l’assessore al benessere degli animali Massimiliano Minutoli che, a sua volta, vuole andare a fondo alla vicenda. «Ho presentato un esposto alla Polizia municipale – dice al termine di una mattinata piuttosto convulsa – perché possa essere verificata la responsabilità dell’accaduto e il reale contesto in cui si svolge la gestione dei gatti. Dal 2013 c’è un’ordinanza di sgombero della struttura e io stesso nel 2019 ho scritto agli uffici di poter liberare l’area. Ed è quello che continuiamo a suggerire». Le condizioni della struttura sono così fatiscenti e pericolose da non consentire che possa essere ospitato alcun animale o individuo. E ora che incombono i primissimi interventi per la rigenerazione dell’area, lo spostamento dell’insediamento appare indifferibile. «Abbiamo un servizio di accoglienza e di rifugio sanitario e l’ufficio “benessere degli animali” aveva proposto ai volontari di utilizzare questi servizi pubblici, ma loro hanno preferito rimanere lì.

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