È chiusa l’indagine di Procura e Finanza sul giro impressionante di truffe sul Superbonus che ha visto al centro il medico 72enne Antonino Barbera e parecchi dei suoi familiari più stretti, oltre ad alcune società create ad hoc per incassare i fondi. È il sostituto procuratore Giuseppe Adornato ad aver inviato complessivamente a dieci indagati, sei persone fisiche e quattro persone giuridiche, l’atto ex art. 415 bis c.p.c., e adesso scatta la fase riservata alle difese per depositare memorie e nuovi atti, oppure per chiedere di essere nuovamente ascoltati. Intanto, e questo è il fatto nuovo, è stato proprio il medico Antonino Barbera a chiedere di essere ascoltato nuovamente dalla gip Ornella Pastore. Quando si sedette per la prima volta davanti alla gip per l’interrogatorio di garanza, era il 28 marzo, decise formalmente di non rispondere ma fece alcune dichiarazioni spontanee, chiosando: «Mi dichiaro prigioniero politico e perseguitato dalla Guardia di Finanza di Messina...». È il suo avvocato, Carlo Merlo, che lo assiste, a spiegare adesso che «l’interrogatorio è stato chiesto da noi a seguito della notifica dell’avviso ex art. 415 bis c.p.p.; il dott. Barbera ha smontato il costrutto della Procura in ordine alle contestazioni, evidenziando che gli Ecobonus incassati sono assolutamente corretti, poiché riguardano lavori regolarmente eseguiti per l’installazione dei fotovoltaici. Le somme ove i lavori non sono stati eseguiti non sono mai stati incassati. Tutte le presunte persone offese erano perfettamente a conoscenza dei fatti. In ordine ai familiari - conclude l’avvocato Merlo -, il dott. Barbera ha dichiarato di aver operato in assoluta autonomia senza che gli stessi sapessero alcunché». L’inchiesta nel frattempo ha tenuto al vaglio dei giudici del Riesame. I giudici hanno rigettato praticamente quasi tutti i ricorsi difensivi, fatta eccezione per il commercialista romano Roberto Pisa, considerato uomo di fiducia di Barbera, di cui è cugino. Per lui, accogliendo l’istanza del suo difensore, l’avvocato Nino Favazzo, hanno sostituito gli arresti domiciliari con la misura interdittiva della sospensione per 12 mesi dalla professione. Resta quindi confermato il quadro cautelare e delle accuse per una vicenda che ha destato molto clamore in città. Nell’ambito dell’inchiesta sono sei le misure restrittive, una in carcere e cinque agli arresti domiciliari decise alla fine di marzo dalla gip Pastore. Il medico di base Barbera è considerato dagli inquirenti a capo di una vera e propria associazione a delinquere. Solo per lui è stato deciso il carcere, tutti gli altri si trovano agli arresti domiciliari (fatta eccezione per Pisa). Oltre al commercialista e il medico sono coinvolti la moglie di quest’ultimo, Felicia De Salvo, la sorella del medico Domenica Barbera, il figlio del medico Nicola Barbera, e infine la nuora del medico e moglie del figlio Silvia Lo Giudice. Sono assistiti dagli avvocati Carlo Autru Ryolo, Paola Barbaro, Filippo Di Blasi, Rosa Guglielmo, Francesco Sacchi, Angela Martelli, Donatella Mileti, Fabio Militello e Valerio Miserendino. Sono poi coinvolte quattro società create dal gruppo per gestire questa mole di denaro: la Barolbed srl e la Safinservice srl, di cui era amministratore unico Antonino Barbera; e poi la Panconsul srl e la Euconsul srl, di cui era amministratore unico la moglie del medico, Felicia De Salvo.