Ci sono ancora nuove carte giudiziarie per la maxi operazione antimafia "Nebrodi 1", che nel gennaio del 2020 fece conoscere a tutti gli affari silenziosi della mafia dei pascoli, ovvero le truffe agricole all'Unione Europea per milioni di euro messe in piedi per anni dai clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. È di questi giorni infatti, mentre per il troncone principale della "Nebrodi 1" si è già quasi alla fine del processo d'appello e avanza anche l'indagine "Nebrodi 2" sugli aggiornamenti mafiosi scattata nel gennaio del 2024, una nuova chiusura delle indagini preliminari che riguarda 35 indagati. L'ha siglata il pool di magistrati della Distrettuale antimafia coordinato dal procuratore aggiunto di Messina Vito Di Giorgio che ormai da anni si occupa di questa materia. Si tratta di 35 persone che secondo l’accusa, dopo nuovi accertamenti dei carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza, sin da quel periodo avevano messo in piedi le maxi truffe sui terreni agricoli dei Nebrodi per percepire i contributi europei senza avere alcun titolo, molto spesso dichiarando il falso sulla certificazione antimafia oppure intestandosi terreni perfino all'insaputa dei proprietari o su siti di proprietà statale. Nel novero degli indagati non ci sono solo presunti esponenti dei Batanesi, ad alcuni viene contestata anche l'appartenenza al gruppo mafioso, ma pure le cosiddette "teste di legno" che s'intestavano la titolarità dei terreni per conto della "famiglia". E si tratta di indagati che provengono da più parti della Sicilia, come Caltagirone, Regalbuto, Nicosia, S. Agata Militello, Adrano, Paternò, Lentini, Francofonte, Patti, Biancavilla.