L’inchiesta di Taormina-Giardini: il depuratore che era andato in tilt e la gestione spregiudicata dell’ente
La gip Tiziana Leanza nelle sue carte giudiziarie parla chiaramente di gestione personalistica del Consorzio Rete Fognante di Taormina e asservimento della funzione pubblica a interessi privatistici tra il 2018 e il 2021. Insomma secondo quanto è emerso dall’indagine che la settimana scorsa ha portato alla sospensione di due ex dirigenti dell’ente pubblico Oscar Alberto Aymà e Giuseppe Caudullo, e di due imprenditori, Angelo Oliveri e Sebastiano “Nellino” Sgroi, si sono concretizzate parecchie “situazioni critiche”. Tra intercettazioni ambientali, lettere anonime e denunce di “mala gestio” venute da più parti gli investigatori di Polizia e Finanza hanno raccolto parecchio materiale. L’emblema di tutto questo, dopo la mala gestione del depuratore di Giardini Naxos da parte del Consorzio guidato in quel periodo dalla coppia Aymà-Caudullo, rispettivamente direttori dell’area tecnica e di quella finanziaria, sono le vicende che nel marzo del 2021 portarono al sequestro della struttura di smaltimento perché sversava clamorosamente liquami nel fiume Alcantara inquinando e distruggendo l’ecosistema, e i tentativi degli indagati di passarla lisca e ritardare le comunicazioni necessarie ai vari enti (“pariamoci il sederino intanto poi... poi vediamo” dice l’ing. Aymà in una conversazione telefonica avuta in quei giorni con l’allora sindaco di Taormina Mauro Passalacqua, che è indagato ma nei cui confronti non è stata adottata alcuna misura restrittiva). Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina