I giudici della seconda Sezione della Corte di Cassazione hanno annullato la sentenza di condanna per il reato di estorsione che era stata inflitta all'imprenditore Immacolato Bonina. Per Bonina si è conclusa una lunga attesa da incubo. La Suprema corte ha infatti stabilito che dovrà essere celebrato un nuovo processo in diversa composizione della Corte di Appello. Infatti i giudici della Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato, hanno annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Messina con la quale si decideva la condanna dell’imprenditore Immacolato Bonina per il reato di estorsione. Ed infatti sia il Tribunale di Barcellona, in primo grado, che la Corte di Appello di Messina, in secondo, avevano ritenuto sussistente la fattispecie estorsiva così che ad Immacolato Bonina, a seguito della rideterminazione della pena operata in grado di Appello, era stata inflitta la condanna alla pena di 5 anni e 3 mesi di reclusione oltre la multa e le sanzioni accessorie. In primo grado la pena era stata di 6 anni e 3 mesi di reclusione. Nonostante la cosiddetta “doppia conforme” la Corte di Cassazione nell'udienza conclusasi nella tarda serata di martedì è stata di diverso avviso ed ha annullato la sentenza di condanna, disponendo il rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Messina e in ciò evidentemente ravvisando «criticità alla valutazione operata dai Giudici di merito in relazione alla concreta esistenza del reato estorsivo contestato». Il processo che ha riguardato il magnate dei supermercati ha avuto per oggetto la contestazione del reato di estorsione al solo Immacolato Bonina, il quale nelle funzioni di amministratore delegato della società che gestiva la piattaforma di acquisto e distribuzione delle merci destinate a tutti i supermercati del gruppo, la “C.s.r.s. spa”, “Centro supermercati regione Sicilia”, era stato accusato di avere coartato la volontà di 22 lavoratori dipendenti della stessa società che in precedenza non fu ammessa al concordato preventivo e dichiarata fallita il 30 novembre del 2016. Bonina, infatti, in qualità di amministratore del “C.s.r.s. Spa”, fu poi accusato di aver costretto gli stessi lavoratori alla sottoscrizione del contratto di solidarietà, così ottenendo un profitto ingiusto con correlato danno per le persone offese. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina