Tredici omicidi non ancora chiariti del tutto per l’impressionante catena di sangue di Cosa nostra barcellonese negli anni ’90.
La guerra di mafia che lasciò sulle strade decine di cadaveri, molti dei quali scomparvero nel buio più assoluto di un cantiere o di un torrente, e non vennero mai più ritrovati.
Su alcune esecuzioni non s’era saputo mai nulla. Adesso c’è una nuova luce. Dal 2011 ad oggi è stata fatta complessivamente luce dalla Dda su 35 vecchi omicidi di mafia.
E dopo l’operazione portata a termine ai primi di febbraio dai carabinieri del Ros, con la notifica a sette indagati dell’ordinanza di custodia cautelare siglata dalla gip Ornella Pastore, adesso c’è da registrare l’atto di chiusura delle indagini preliminari, che è siglato dal procuratore aggiunto di Messina Vito Di Giorgio, che da molti anni ormai si occupa di indagare il contesto della mafia tirrenica e ha messo la sua firma su tutte le più importanti indagini antimafia dell’ultimo ventennio su Cosa nostra barcellonese, e poi dai sostituti della Dda di Messina Fabrizio Monaco e Francesco Massara.
Si tratta di tredici omicidi che hanno una nuova lettura rispetto al passato grazie alla dichiarazioni del pentito barcellonese Salvatore Micale, che ha raccontato per mesi la sua verità ai magistrati della Distrettuale antimafia di Messina.
Ha indicato mandanti e autori di quelle sentenze di morte decretate molto spesso solo per punire alcuni “ragazzi” che avevano sbagliato secondo i canoni della famiglia mafiosa, o realizzando furti in case “protette” oppure spacciando al di fuori del “giro” tradizionale governato dal gruppo, senza chiedere alcuna autorizzazione.
I nomi degli indagati sono di primissimo piano nelle gerarchie mafiose che hanno governato Cosa nostra barcellonese, basti pensare che ci sono quelli di Giuseppe Gullotti “l’avvocaticchiu”, già condannato in via definitiva come mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano, per molto tempo ritenuto al vertice del gruppo, e Salvatore “Sem” Di Salvo, designato poi come suo successore. Accanto a loro i nomi di Nicola Cannone e Stefano “Stefanino” Genovese. Si tratta poi del “cassiere” del gruppo mafioso barcellonese degli anni 80 e 90 Giuseppe Isgrò, tornato di recente in libertà dopo aver finito di scontare la sua condanna per l’operazione “Gotha 3”, di Carmelo Mastroeni, originario di Merì, sfiorato a suo tempo dall’inchiesta “Omega-Obelisco” e ritenuto dalla Dda da sempre vicino a Salvatore “Sem” Di Salvo, infine di Vincenzo Miano e dello stesso pentito Salvatore Micale.
Le indagini dei carabinieri del Ros sono scattate nel gennaio del 2023 ed hanno consentito di svelare aspetti ancora del tutto oscuri su tredici esecuzioni avvenute a cavallo tra il 1992 e il 1998 lungo la zona tirrenica.
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