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Messinambiente batte cassa e cita in giudizio il Comune: chiesti oltre 18 milioni

Messinambiente, che per anni ha gestito il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città, batte cassa e su Palazzo Zanca aleggia di nuovo lo spettro dei conti da far quadrare. Il Piano di riequilibrio, infatti, non contiene le decine di milioni di euro riservate al fallimento della società e saranno i giudici a tracciare il percorso che al momento tiene le due parti su sponde opposte. Nello specifico, la curatela del fallimento della spa, rappresentata e difesa dal prof. avv. Marcello Parrinello, contesta la «violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale che il Comune ha sistematicamente operato in danno di Messinambiente, abusando del suo incondizionato potere di controllo della società». Sotto la lente, quindi, tornano elementi chiave nel corso di 20 anni di storia sociale.

Le cifre in ballo

Nell’atto di citazione dinanzi al Tribunale civile di Palermo-Sezione imprese, Messinambiente in liquidazione sottolinea che «il Consulente tecnico d’ufficio, nella causa che vede coinvolti il Comune, Ato Me 3 e Messinambiente, ha determinato in 18.954.909 euro (oltre interessi) il compenso spettante» a quest’ultima «per le prestazioni rese in favore della controllante. Comunque, sia il Comune in due atti (delibera di Giunta e delibera di Consiglio) dichiara di voler effettuare in favore di Messinambiente il pagamento della somma di 18.186.640,08 euro per evitare il rischio di essere soggetto ad un condannatorio ben più gravoso. Con ciò facendo, si dichiara debitore della somma ora indicata, riconosce quindi l’esistenza di tale debito e ne assume il carico sul bilancio del Comune. Da questo insieme di fattori (il primo dei quali è la dichiarazione ricognitiva operata senza condizioni dal Comune di Messina in nostro favore) nasce, dunque, il nostro evidente diritto ad ottenere il pagamento della somma di 18.186.640,08 euro, oltre interessi ex d.lgs. n. 231 del 2002 dalla data di maturazione del diritto a quella dell’effettivo soddisfo, trattandosi di obbligazione commerciale».

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