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Messina, bancarotta di Merope: assolto il notaio Paderni

Cade l’accusa originaria per la presunta distrazione di beni

Si conclude con una assoluzione su tutti i fronti il processo per la bancarotta Merope S.r.l.. La sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Francesco Torre, e composta dai collegi Maccarrone e Aliberto, ha infatti scagionato il notaio Stefano Paderni, e la madre, Annamaria Bettaglio, dall’accusa di essere i responsabili della bancarotta con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Questo a fronte di una richiesta di condanna da parte della pm Annamaria Arena, che aveva sollecitato per entrambi la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione.
I due, in qualità di amministratore unico ed amministratore di fatto della società, erano accusati originariamente di avere provocato, utilizzando la compagine come “schermo”, il fallimento attraverso una serie di operazioni dolose. In particolare, le operazioni finite sotto la lente della Guardia di Finanza erano le cessioni di un contratto di leasing immobiliare e di alcune quote di partecipazione a un’altra società, la P&P Investment.
Il notaio Paderni e la madre, poi, erano accusati anche di avere fatto uso personale di beni immobili registrati, in concreto una barca e alcune auto.

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