Messina

Venerdì 01 Novembre 2024

Messina, 22 anni all'untore Luigi De Domenico: confermata la sentenza di primo grado

Il Tribunale di Messina

Confermata in Appello la sentenza di primo grado: Luigi De Domenico è stato condannato a 22 anni di reclusione. È questa la sentenza al processo bis per il cosiddetto “untore”, il 59enne  accusato di omicidio volontario per la morte della sua compagna, a cui contagiò la sieropositività senza mai rivelarlo. Confermata, dunque, la sentenza dello scorso 13 giugno quando era stata la Corte d’Assise, in questo processo bis a carico di De Domenico che risponde di omicidio volontario per la morte della sua compagna, una nota avvocata messinese 45 enne. La donna che poi morì di Aids non ebbe la possibilità di curarsi perché sconosceva le cause della sua malattia. I medici non la riconobbero e la donna morì fra atroci sofferenze senza che il compagno le rivelasse mai la verità. Si tratta infatti del processo bis a carico di De Domenico, perché il primo che si era concluso anche questo con la condanna a 22 anni per l'imputato, ha registrato l'annullamento in appello nel dicembre del 2022 per la vicenda dei giurati che componevano la corte e avevano superato i 65 anni d'età. Una problematica superata da un pronunciamento della Cassazione su un caso analogo avvenuto a Palermo in un processo di mafia. I giudici della Cassazione hanno deciso infatti che per i giurati che compongono le corti d'Assise è il momento della designazione che conta per il requisito dei 65 anni, e non quello del momento della sentenza.

I legali della famiglia della donna

"Gioire per la condanna di un essere umano non è nelle nostre corde. L’esito di questo processo, per quanto ci riguarda, era più che scontato e da diverso tempo. Registriamo una decisione che rende giustizia alla memoria di una Collega consumata da un virus trasmessole dal suo ex compagno che non ha mostrato mai, neppure dopo la sua morte, alcuna resipiscenza. A prescindere dalla sentenza, restano comunque sul campo il figlio, la sorella ed i genitori il cui straziante dolore non potrà essere lenito neanche da questa ennesima condanna. Sappiamo bene che all’imputato è – giustamente – garantito un terzo grado di giudizio che siamo già pronti ad affrontare senza alcun timore che l’odierno esito possa essere sovvertito". Avv. Bonaventura Candido Avv. Elena Montalbano  

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