Ergastolo confermato anche in appello. Così come aveva richiesto l’accusa per il boss palermitano Domenico Virga, considerato elemento di spicco di Cosa nostra nel mandamento di San Mauro Castelverde-Gangi, accusato di essere tra i mandanti dell’omicidio di Francesco Costanza, originario di Tusa, ucciso il 29 settembre 2001 nella strada tra San Fratello e Acquedolci, nel Messinese. Costanza sarebbe morto per aver chiesto la “messa a posto” ad alcune imprese che lavoravano sui Nebrodi ma erano già “protette” da Cosa nostra palermitana, e anche per aver trattenuto una parte delle somme estorte. Virga viene considerato uno dei capi di Cosa nostra palermitana, nipote e successore al comando del “padre grande” Giuseppe Farinella, per decenni al vertice indiscusso del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde. La sentenza è arrivata nella tarda serata di ieri, dopo una lunga camera di consiglio iniziata in mattinata dalla corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Bruno Sagone, a latere la collega Daria Orlando. A gennaio, per l’accusa, il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone aveva chiesto la conferma integrale della condanna di primo grado, e si era anche opposto alla richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale chiesta dall’avvocato Salvatore Silvestro, uno dei difensori di Virga, per sentire nuovamente il pentito Nino Giuffrè “manuzza”. Riapertura che alla fine ieri i giudici d’appello non hanno concesso, arrivando in tarda serata alla sentenza. Secondo l’accusa l’omicidio fu deciso nel corso di un summit mafioso che si svolse in un casolare abbandonato di Tusa. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina