La battaglia contro la mafia si vince su due piani, quello economico e quello culturale. «Entrambi – spiega il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia – sono importanti ed entrambi devono essere perseguiti con la stessa determinazione e la stessa fermezza da parte dello Stato. Il primo toglie non solo braccia alla criminalità, ma permette una crescita sociale che contrasta il fenomeno mafioso. Il secondo – scandisce le parole – è altrettanto importante perché la conoscenza è un antitodo naturale contro il malaffare, perché ne svela le miserie e le menzogne. Per questo il ruolo della scuola è fondamentale, rispetto a qualunque altra istituzione e per questo sono felice di trovarmi qui e incontrare tutti questi ragazzi e i loro insegnanti».
De Lucia pronuncia queste parole rispondendo alle domande dei tanti studenti di tre istituti cittadini, Cuppari, Minutoli e Quasimodo, nel corso dell’incontro che si è tenuto nell’auditorium della SES-Gazzetta del Sud, per parlare di mafia e legalità, prendendo a pretesto il libro scritto dal magistrato e dal giornalista Salvo Palazzolo, “La cattura”, che racconta l’arresto del capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.
A dialogare con il magistrato il giornalista della Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo e il procuratore capo di Palmi, Emanuele Crescenti. Erano presenti Lino Morgante, direttore editoriale della Gazzetta del Sud e presidente della SES, Marina Moleti per il Soroptimist, già presidente del Tribunale di Messina, il preside dei tre istituti, Pietro Latona, e il Soroptmist cittadino, con in testa la presidente Margherita Pandolfo, che è impegnato nel mantenere un dialogo aperto tra scuola e istituzioni su temi caldi come quello del bullismo. Era presente la presidente del sodalizio
Lino Morgante, nel suo saluto iniziale, ha sottolineato l’importanza di appuntamenti come questi per mettere a confronto studenti e istituzioni su temi così importanti.
Marina Moleti, presente sia come magistrata che come socia del club service, ha sottolineato lo sforzo, spesso oscuro, che viene fatto dagli organi dello Stato per assicurare alla giustizia personaggi come Messina Denaro e il ruolo svolto dalla scuola nell’educare i ragazzi alla legalità. Nuccio Anselmo introducendo l’incontro ha sottolineato la peculiarità del libro scritto a quattro mani da de Lucia e Palazzolo, che è quello di far comprendere il sistema di connivenze che ha sostenuto la trentennale latitanza del boss.
«Perché avete scritto questo libro?» ha chiesto Anselmo.
«Per tre ragioni – ha risposto De Lucia –. La prima per rispondere a quanti hanno avanzato dubbi e malignità sulla cattura. La seconda è quella di sfatare il fascino di un criminale feroce e senza scrupoli che ha ucciso tante persone, non fermandosi neanche davanti a un ragazzo di 12 anni, Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido. La terza è quello di sottrarre certe parole, come ad esempio “onore”, ai mafiosi: non c’è nessun onore in quello che fanno, sono solo dei vigliacchi assetati di soldi e potere. L’onore è delle persone che fanno il loro dovere».
«Quest’orrore – è intervenuto Nuccio Anselmo – non accade solo a Palermo e a Catania, ma avviene, più di quanto si possa credere, anche vicino a noi, come nel caso degli omicidi di vittime innocenti, come il piccolo Giuseppe Sottile e Anna Cambria a Milazzo».
Quindi a fare domande sono stati i ragazzi. “Perché non siete riusciti a prendere prima Messina Denaro?”.
«Perché non avevamo idea delle sue sembianze – ha risposto De Lucia, per anni procuratore capo anche a Messina – e per la rete di protezione e di appoggi di cui ha goduto in un territorio che conosceva benissimo».
“Perché tante persone si avvicinano alla mafia?”.
«Perché molta gente – ha risposto con amarezza il magistrato – ha voglia di mafia per ottenere favori e potere».
Emanuele Crescenti ha quindi posto l’accento sul modo di trasformarsi della mafia. «La mafia, così come le altre organizzazioni criminali – ha detto – si evolvono così come si evolve la società. Non dobbiamo pensare più ai mafiosi come quelli con la coppola e la lupara, ma a persone che conoscono e utilizzano i moderni mezzi di comunicazione e sanno come muoversi nel mondo della finanza».
“Si dice che la mafia voglia entrare nell’affare del Ponte sullo Stretto, che cosa si sta facendo per fermarla?.
«È vero, la mafia è interessata al Ponte – ha risposto De Lucia – e sta cercando di ottenere una fetta della torta. La magistratura e le forze dell’ordine lavorano per impedire qualsiasi tipo di inquinamento allo scopo che alla decisione di costruirlo o meno si arrivi per decisione della politica e delle popolazioni interessate, e non perché è coinvolta la mafia».
“Si riuscirà a sconfiggere la mafia?”.
«La mafia come diceva Falcone è un fenomeno umano e come tale nasce e finisce, ma è certo che un ruolo importante lo avrà sempre la scuola e in particolare gli insegnanti che “costruiscono” gli uomini e le donne di domani. Noi come magistrati e forze dell’ordine arriviamo quando ormai il danno è stato fatto».
Infine, dopo che alcuni studenti hanno voluto donare delle poesie e alcuni disegni al procuratore le Lucia ispirati dalla lettura del libro, rispondendo all’ultima domanda di Anselmo su che giorno fu quello che portò alla cattura di Messina Denaro, il magistrato ha risposto con orgoglio: «È stata una gran bella giornata e non solo per noi magistrati e per le forze dell’ordine, ma per tutto il Paese, perché abbiamo vinto tutti».
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