Messina

Sabato 23 Novembre 2024

Messina, il pestaggio al commissario dopo l'esame da avvocato: aggressore condannato a 3 anni e 10 mesi

Arriva la condanna per l'aggressore dell’avvocato Antonio Lanfranchi, presidente di una sottocommissione per gli esami di abilitazione alla professione forense, che il 23 giugno scorso venne selvaggiamente pestato nella piazza dal Palazzo di giustizia da parte di un candidato che era stato bocciato poco prima, riportando diverse gravi ferite. A conclusione dell'udienza preliminare la gup Arianna Raffa ha condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione in abbreviato il 35enne milazzese Francesco Cusumano, l’autore dell’aggressione, che era accusato di lesioni gravi e pluriaggravate. La gup Raffa ha disposto anche il risarcimento in sede civile per l'avvocato aggredito e il pagamento delle spese per l'Ordine degli avvocati, costituito come parte civile. La giudice ha poi trasmesso in Procura, per il reato di "false dichiarazioni" il verbale di dichiarazioni rese dalla sorella. Nel procedimento l'avvocato Lanfranchi s’è costituito parte civile con la rappresentanza dei colleghi Ernesto Parisi e Marco Zappia, l’Ordine degli avvocati di Messina con l’avvocato Salvatore Silvestro in rappresentata dell’organismo forense. Cusumano è stato assistito dall’avvocato reggino Francesco Gatto. La vicenda si verificò nel tardissimo pomeriggio del 23 giugno scorso, quasi a sera, proprio nella piazza davanti al Tribunale e al fatto assistettero diverse persone che in quel momento si trovavano ad uscire dal “Palazzaccio”. Dopo la bocciatura il candidato attese fuori l'avvocato, per poi aggredirlo in maniera molto pesante con calci e pugni. Intervenne anche un'ambulanza del 118 per prestare le prime cure alla vittima del violentissimo pestaggio. Agli atti del procedimento c’è una informativa della sezione Volanti che ricostruisce tutto nei minimi dettagli. Cusumano, che provocò diversi traumi gravi alla testa e al corpo all’avvocato Lanfranchi, con conseguenze fisiche per oltre 40 giorni, rispondeva anche di una serie di aggravanti: motivi abietti e futili, premeditazione, l’aver agito contro un pubblico ufficiale.

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